” Chi Di speranza vive DISPERATO muore ” … ricordava mia madre.
Tra le tante cose che proponeva a farne proverbio e memoria e saggezza – ed a voler leggere dietro queste parole – si potrebbe intendere che laddove la vita è collegata alla speranza e laddove la vita è minacciata: quando la speranza finisce: separarsi dalla speranza può significare separarsi dalla vita. Vita intesa come equilibrio d’insieme di fattori che costituiscono la persona nel suo percepirsi “intero” ( corporeo, psichico, mentale, coscienziale ) e da lì … quando questo equilibrio risulta – ad inequivocabile percezione soggettiva – a rischio o minacciato o addirittura compromesso … è chiaro che alla fine la DIS-SPERAZIONE Trova spazio ed “entra in campo” come Sentimento prevalente ( accanto al disagio, rifiuto e scompostezze varie ).
Questo per poterci così esercitare, un minimo, a leggere dietro i messaggi che ci vengono nella loro sintesi tradotti dai nostri … Saggi … predecessori.
Per scendere sul pratico: Certo è che quando la nostra zona di comfort è minacciata ( o, come scrivevo sopra, compromessa ) e noi ne recepiamo inequivocabilmente la presa d’atto … è chiaro che si può andare “con questo sentimento ” della Disperazione, in una confusione mentale; impreparati come siamo a gestirci, né più né meno, come con mille altre situazioni di natura emozionale.
E lì scattano, allora, situazioni di varia sfiducia, scompostezza corporea e reazioni emotive che possono insieme arrivare, appunto, a varie psico-agitazioni o attacchi di panico o …quant’altro di natura psicopatologica.
E questo può succedere con frequenza più di quanto ci è dato pensare: perché … chi di noi non si è trovato, all’improvviso, in una situazione di buio, di totale incertezza sul da farsi a fronte di carichi dinamico-esistenziale imprevisti … Salvo che poi, magari, nella stragrande maggioranza dei casi si è accesa una luce e “quella luce fa giustizia” e ci salva … da tutto ciò che si veniva tramando ai propri danni, ed anche subendo, ed anche comportando peggiori conseguenze ( soluzioni ? ) a subire.
Penso come estrema ratio al suicidio cui si arriva quando la persona decide che non vale più la pena vivere e quindi la Disperazione è totale.
Ed anche qui la cronaca è pro-memoria: penso al dottor De Donno che in una situazione di ricerca ( ed anche, presumo, di soddisfazione … et cetera ) dovendo far fronte a delle situazioni intollerabili, che avrebbero messo alla prova chiunque, verosimilmente può aver deciso per la soluzione esiziale.
La cronaca è ricca di particolari al riguardo. Basta leggere i giornali, guardarsi attorno, raccogliere un pettegolezzo o una qualunque informazione più o meno fondata, per capire che ci muoviamo su terreni minati verosimilmente “financo ciascuno”.
Da qui mi vado a definire questo sentimento come un qualcosa che ci può cogliere impreparati, che può crescere da una situazione molto leggera ad una molto pesante ed insostenibile: ed ognuno, qui, può avere raccordi interni, interiori, intimi … di memoria, di vissuti personali o vissuti che sono riconducibili, nella sua esperienza di vita, ad altre persone più o meno vicine.
Parliamo nei fatti dei clandestini dell’immigrazione ad es. , disperati di terra e di mare più o meno come coloro vittime delle vicende di Gaza : parliamo di persone che non hanno vie di fuga alternative al loro presente e non possono che viversi la disperazione di questa consapevolezza, in attesa del naufragio o della bomba che metta fine ( o che metta strazio ) alla propria esperienza di vita… o magari quella dei propri figli da parte di genitori chiamati a proteggere sé stessi e persone familiari care.
E qui potremmo dire quanta disperazione “non vediamo”… di quanta disperazione ci facciamo complici.
Senza renderci conto di quanto Karma saremo chiamati a pagare, personalmente e come umanità in generale.
Disperazione è quando all’improvviso il sentimento che provi e registri – nelle condizioni della realtà nella quale ti trovi – sono diventate intollerabili, per te, ed all’improvviso t’accorgi non ti danno speranza di uscirne: Non vedi più soluzioni … ed allora è Disperazione.
È il disagio che provi in quella situazione di realtà quando l’impotenza e la frustrazione che subisci ti accorgi non hanno vie d’uscita: hai perso la speranza di trovare le soluzioni per il cambiamento desiderabile e di bisogno sempre piùm urgente: NON c’è !
Ti può capitare quando all’improvviso sei accerchiato da vespe o zanzare e non vedi difese a portata di mano, o – al posto di vespe e zanzare – problemi e problemi ed a tradimento l’ennesima bolletta che non puoi pagare … e ti staccano la luce …
Avverti che si fa insopportabile il disagio esistenziale e l’insieme delle cose riflesse – annesse e connesse – da affrontare responsabilmente – diventano tutte insieme un qualcosa difficile da sopportare, di ingiusto nelle sproporzioni da reggere … e la fantasia stessa di scendere a compromesso con la vita in modi alternativi, anche esiziali, si può fare all’improvviso importante …
Come uscirne? … Se anche la speranza che è l’ultima a morire ci abbandona ?
E le situazioni che scatenano la disperazione possono essere le più disparate.
Dall’accorgersi di non avere avere più le forze per reggere ai problemi al realizzare di non vedere più soluzioni per quegli stessi problemi.
Quindi si sommano due realtà: possono essere contemporaneamente fisiche e psichiche, da una parte ( come energie e risorse disponibili esaurite ), e quella del calcolo mentale, dall’altra, che intuitivamente si fa strada: quello di chi non vede soluzioni alternative al subire un disagio personalmente intollerabile … esistenzialmente intollerabile.
All’improvviso la mente – cui abbiamo fatto ricorso – getta la spugna … e ci sentiamo persi ! !
Ed è disperazione. Non c’è speranza di uscirne: siamo disperatamente ” soli “. Nessuno ci aiuta ( o così valutiamo ).
Nessuno ci può aiutare e noi “non ce la facciamo”. Ed allora?
E questo sentimento di DISPERAZIONE si può scatenare anche all’improvviso: quando ti accorgi che le chiavi della macchina sono cadute in un tombino irraggiungibile da qualunque iniziativa indipendente … e la realtà ti vede lontano da ipotesi di soluzione possibili. Ed un bivio si apre: con strade praticabili – ma opposte – in misura direttamente proporzionale alla propria Nevrosi.
Oppure ( questo sentimento di DISPERAZIONE ) si presenta quando all’improvviso ti rendi conto che il cellulare è caduto in un posto pubblico ( bar ) nel water e – ancorché recuperato – non ti funziona più … ! … e tu sei in una città straniera, all’estero, non conosci la lingua… e sul cellulare avevi tutti i contatti per poter raggiungere Chi ora non sai come comunicare… Che fare?
A me successe ad Oxford ed all’improvviso mi sentii “perso” … come potevo comunicare con mio figlio ( all’epoca studente di filosofia in quella università ) per dirgli dov’ero? Come potevo fare visto che non ricordavo e non mi ero preoccupato di sapere – complice la facilità dei contatti telefonici – il suo indirizzo di residenza, mai memorizzato?
Da chi andare a chiedere aiuto? E che tipo di aiuto?… un negozio di assistenza tecnica per vedere se il cell. era recuperabile . Gli Uffici dell’ Amministrazione comunale del luogo ove cercare per nome e cognome il luogo e indirizzo di residenza di mio figlio ?
L’Ambasciata ambasciata italiana all’estero più vicina?
La polizia locale cui presentare il problema fiducioso in una soluzione miracolosa ?
In quei momenti è il caos mentale. E’ l’attacco di panico… è la solitudine estrema … è la paura paralizzante di non farcela a risolversi … è la progressiva paralisi mentale … è la regressione a livelli infantili di percezione della realtà, realtà fatta di impotenza e di frustrazione intollerabili
Come ne uscii ? …
Disperazione è quando la speranza – l’ultima a morire – t’accorgi t’abbandona.
E non capisci se è lei che ti lascia o tu che concludi non c’è posto per essa ormai più.
La mente sempre attiva ( per definizione ) per trovare una soluzione al problema, alla somma di problemi, ti dice che non ce ne sono di soluzioni. Non ne trova, non ne vede, è buio assoluto.
All’improvviso non hai luci da accendere, non hai gesti da fare ( se non scomposti per la rabbia che ti prende – contro CHI ? ): non hai iniziative da attivare, non hai energie da impiegare, la situazione è persa e tu lo sai, lo avverti con tutto il corpo, la mente – che pure presiede a riflettere e a realizzare il disagio intollerabile – ti dice che non c’è nulla da fare.
Avverti la sconfitta: Sei ” perso ” !
E può essere di fronte alla sentenza di un Tribunale che ti vede perdente a fronte di una Causa vitale.
Ricordo, col senno di poi, qualcosa così mi successe quando appresi che il mio casale ( mandato all’Asta dalla Banca per dei problemi tecnici che non vedevano alternative al mancato pagamento di solo tre rate di mutuo non pagate ) all’ultima udienza – dopo quattro aste deserte – era stato svenduto a € 70.000 … ancorché la stima del tribunale fosse stata 10 volte tanto di ( € 700.000 o giù di lì ).
E mi constava per Legge non si potesse scendere, nella vendita, al di sotto della metà di quella cifra.
Anche – sempre per Legge – mi constava non si potesse andare oltre la terza asta deserta …
Che cosa era successo?
Non avevo risposte.
In quel momento realizzavo soltanto che all’improvviso Non avevo più casa e non sapevo dove andare.
Non avevo previsto quella che avvertivo come una ingiustizia intollerabile… ti senti ” annullato “.
Capisco le persone che si suicidano.
Per questo all’improvviso capisci che la decisione – mai messa in conto – è lì, quasi più facile di ogni altra cosa da reggere … da subire, da non voler subire !
La Disperazione e la fantasia di un atto di libertà e di affrancamento dalle fatiche della vita e del mondo.
La disperazione ti sta parlando quella lingua e tu sai che c’è un fondo di verità in quel momento che si fa luce e strada come soluzione e … e possibile scelta.
Certo se sono qui a parlare e scrivere … Ho risolto, Allora, quei momenti di storia … quei passaggi di vita, quelle disperazioni provate.
E le posso ricordare ora ” sfiorando soltanto ” l’insieme e l’impasto di sensazioni ed emozioni “rimosse”, da allora … :… una volta miracolosamente fuori dalle psico agitazioni connesse al … ” TUTTO è PERDUTO ” ed alle Tentazioni scomposte del pensiero e dell’ora.
E poi quante esperienze potremmo raccontare di tono minore.
Ho perso il treno e adesso come faccio …
Sono stato bocciato all’esame, forse ingiustamente. Quanta fatica per me certamente “ingiustamente” buttata alle ortiche …
Ricordo in ragione di questo decisi cambiar facoltà.
Rinunciai ad Ingegneria – che pure avevo sbiennato in due anni, a Roma, tranne appunto quell’ultimo esame – e mi scrissi a Sociologia … per riscattarmi da una sconfitta ( intollerabile allora per me ) che in un certo senso mi aveva fatto provare disperazione.
Due anni ( passati a studiare dormire viaggiare: “buttati” ).
Quella bocciatura ( l’unica in vita mia ) mi aveva separato dalla speranza di farcela, di riuscire a conciliare lo stato di lavoratore studente e pendolare fuori sede. Semplicemente non mi era riuscito …
… Oppure … quando m’accorsi che il matrimonio nel quale pure avevo creduto … ahimè ! ! …vedeva di fronte il divorzio, il fallimento di una scelta d’amore.
Sì … Sì ! ! … DISPERAZIONE come Perdita della Speranza.
Mi risuonano nelle orecchie le parole non c’è vita senza speranza … di farcela.
Di Farcela come riuscire a portare avanti questa stessa vita: quella che ci vede, al presente, qui raccolti in ascolto: a raccontarci ogni volta il Sentimento del giorno (dovrei dire della Sera ) …
il Tema della DISPERAZIONE, questa sera, come SENTIMENTO … in trattazione.
Possiamo farlo – come sempre – proponendo ciascuno il ricordo della propria esperienza.
Certamente quella ricordabile, o raccontabile … quella possibile, quella utile. Utile a far sì che la conoscenza di queste esperienze, i modi con cui ce le raccontiamo, ce le confrontiamo con quelle più proprie ( dirette e personali, nostre ) … possano istruirci in un “saperne”… ” di più “.
Un sapere personalmente riorganizzato. Insieme realizzato qui … insieme condiviso e commentato, come ” Insieme ” ( nella somma dei racconti e dei commenti ) integrato, riassunto, portato a casa … per essere metabolizzato, rielaborato a proprio uso e consumo, con il proprio discernimento intelligente, con quella ” Gestione ” – ” Fai da Te ” … con la quale Ciascuno ha portato avanti – DA SOLO – la propria vita “emozionale” e “sentimentale” pur senza saper distinguere il significato di ciascuna della due parole: … EMOZIONE … , … SENTIMENTO .
Fino ad oggi : … Da soli.
Ora , qui in SALOTTO, ” insieme ” invece , ci arricchiamo di dati di conoscenza che riassumono e formano una Sintesi ( delle esperienze personali raccontate )… SINTESI che ogni volta potremmo assumere a costituente integrativa di una Formazione personale di quelle emozioni e di quei sentimenti trattati.
Formazione che ci consente di gestire – forse ed auspicabilmente con una fiducia in più – gli atti della propria vita sentimentale, della propria coscienza esistenziale.
È ambizione dichiarata di questi Salotti strutturare esperienze e conoscenze nella direzione di un recupero di Educazione delle Emozioni dei Sentimenti.
Una Disciplina – denominata appunto :
EDUCAZIONE delle EMOZIONI e dei SENTIMENTI
che non abbiamo incontrato nella lista degli Apprendimenti e Materie di Lezione nelle Sedi Istituzionali ( Famiglia – Scuola – Chiesa ) : dove abbiamo appreso ” di tutto di più ” negli anni della formazione, da Piccoli a Grandi … Ma dove non c’è stato dato trovare alcuno spazio per una Educazione degli Stati Emozionali, Sentimentali, Coscienziali …
( in parole povere ed essenziali : per le EMOZIONI e per i SENTIMENTI )
… accanto all’Educazione Fisica ed accanto all’Educazione Mentale.
È Questa è una delle ragioni per cui nella strategia della Mission
– oltre il ” SALOTTO di Claudio ” –
sono previste P A L E S T R E così dette E M O Z I O N A L I
atte a recuperare su questi vuoti abissali nei campi della
FORMAZIONE della PERSONA.
A D M A I O R A ! !