Sentimenti In Salotto : L’INCOMPRENSIONE – lunedì 28 OTTOBRE – ore 21

 

Oggi lavoriamo sul Sentimento dell’ INCOMPRENSIONE  quale tema della serata.

“Quando”… ci si sente incompresi.

“quando” … per avere spiegato una cosa ed avere avuto, in pratica, un riscontro ad effetto contrario, … si può dire: “non ti capisco” … ma al tempo stesso “quanto”… la persona che si sente dire “non ti capisco” … “si sente incompresa” nel suo intento di avere corrisposto in qualche modo, o esposto, in qualche modo, un dire, un fare che non sta incontrando l’approvazione dell’altro e quindi fa spazio ad un contestuale sentimento di incomprensione: del sentirsi incompresi.

Pensiamo ad un dire ed un fare più antico: quello di un bambino piccolo che, esprimendosi in iniziativa creativa, non incontra l’ approvazione dell’adulto, il quale può anche rimproverare, deridere … ci rendiamo conto di quanto quel bambino possa, nella sua delusione ( ed a disillusione di probabili aspettative ), ritrovarsi a fare i conti con un sentirsi incompreso, cioè con un sentimento di incomprensione ? … e quanto inciderà quel sentimento sulla sua autostima ? … ci meraviglieremmo se poi sviluppasse timidezze o introversione in ragione di un ambiente che riproponesse quelle esperienze di … cacca ?

Tra persone “grandi” Si può dire: “non ti capisco” ma al tempo stesso “non mi sento capito” non mi sento appreso, non mi sento raccolto nel messaggio che mando auspicabilmente a buon fine … ma che ” BUON FINE ” atteso, dal riscontro che raccolgo …NON E’.

Sento che per scendere dentro la Parola e dentro questo Sentimento questi distinguo non potevano non essere preliminari o propedeutici.

Ad una analisi più attenta del Tema il Sentimento della Incomprensione riguarda un Soggetto che non capisce l’Altro e che non riesce a giustificare alcune cose dell’altro e quindi si registra una sua incomprensione dell’altro.

Ma anche il soggetto che qui abbiamo contemplato come Altro, in un certo senso, “a fronte di chi non lo capisce” non può sentirsi capito. E di conseguenza, finita l’elaborazione mentale, non può che sperimentare un sentimento di incomprensione ( che potremmo  definire un sentimento andata e ritorno – per quello che, a fare problema, è lo scambio delle energie che esso comporta –  all’interno della comunicazione in gioco ). 

Eccoci, dunque, ad affrontare un sentimento dalle apparenze del “concetto di natura razionale “, ma che in verità, nel vissuto del “sentire” della persona: indica tuttavia un qualcosa che può creare disagio, può creare rifiuto, può essere vissuto con sfiducia e quindi che ci pone su un piano decisamente del sentire-mentale cioè sentimentale.

Anzi:  è “già” disagio, è già rifiuto da una parte e dall’altra, è già sfiducia. Andata e ritorno. Sfiducia provocata in “andata e ritorno”.

Certo se ti capita di sentirti incompreso … non ti puoi sentire accettato … se mai rifiutato… !

E chi non c’è passato… !  !

( E quante volte, per quanti di noi, l’incomprensione è stata l’anticamera del conflitto … )

Su queste battute si è venuto facendo strada nella mia mente il Tema del sentimento di questa sera … la parola INCOMPRENSIONE

A caldo – o a freddo –  L’incomprensione si potrebbe dare come la negazione della comprensione umana… Riconoscendola al Soggetto che propone questa “negazione di comprensione” e la mette in campo come messaggio di negazione (della comprensione) verso l’altro.

Ma probabilmente ” questo … NON E’ ”  perché l’Incomprensione è più un sentimento che  riguarda il soggetto che subisce quella incomprensione, ovvero, che sperimenta quella negazione di comprensione  anche contestualmente come rifiuto… e che appunto si registra come “incompreso”.

Allora “come” porsi il problema di quale Sentimento stiamo trattando … ?

… partendo, ripeto, dal presupposto che L’incomprensione sia una negazione della comprensione, sia che si “dia” sia che si “riceva”… ?

o che invece sia da scegliere il significato del sentimento quale: ” Sentire” di “ricevere, registrare incomprensione” e quindi della ESPERIENZA della incomprensione che “si registra” in termini passivi, da parte di chi subisce le emozioni annesse e connesse e quindi il sentimento  mentalmente elaborato… ?

Credo dunque che si debba partire dal presupposto che l’incompreso è colui che come soggetto sperimenta il sentimento dell’incomprensione come vissuto di “non essere capito”, di “essere”… “incompreso”, di conseguenza escluso da un “capire”, rifiutato, bocciato.

Partire quindi dal presupposto che questa sia, dell’incomprensione, la valenza prioritaria da riconoscere alla parola.

Col proposito di analizzarne quindi  il significato per ricondurlo all’esperienza sentimentale e verificarlo – questo significato – nel complesso dei dati dove quest’esperienza sentimentale si pone all’interno dei Soggetti che Noi siamo, anche qui, in qualche modo, chiamati a rievocare e raccontare.

Alcuni aspetti indicativi:

  • La tua aspettativa di essere ascoltato e capito viene tradita: magari ( a tua intuizione ) da un pregiudizio con cui l’altro ti anticipa in qualche modo, equivoca, non  fa abbastanza spazio ad uno sforzo interessato a capire … e … ti senti incompreso.
  • Mi sento incompreso quando – col senno di poi o col senno “durante” – tu ti aspetti che un tuo bisogno che stai esprimendo, portando verso l’altro, sia recepito” in qualche modo” e … TU TI SENTI invece … ( da parte dell’Altro – che magari, per un pregiudizio suo, anziché ascoltarti, ti ha già disegnato addosso un qualcosa che non ti corrisponde – ) … TUTT’ALTRO CHE RECEPITO.
  •  Non “ti” capisco :  ti viene detto.  E tu ti senti incompreso perché la persona che ti dice “Non ti capisco” in un certo senso non ha saputo leggere, interpretare, capire … quel contenuto che da te veniva  rappresentato nella comunicazione, nel rapporto con l’altro stesso ( con gesti e parole a comporre una spiegazione ).
  • Quante esperienze a partire dalla nostra infanzia !

Se la risposta è : Non ti capisco … non posso che sentirmi incompreso, anche perché, in buona fede, lo sforzo c’era, è fuori discussione. Nessuno autenticamente recita la parte di chi vuole “non essere capito” …

Meno che mai aspira consapevolmente ad essere registrato con la battuta : Non ti capisco.

Ecco, è qui che il sentimento della INCOMPRENSIONE comincia a farsi spazio, comincia a farsi in qualche modo “predicato”

E – stiamo scoprendo – ci sono tanti modi per sentirsi incompreso, per patire il sentimento della incomprensione.

Ad esempio quando tu dai ad una persona un consiglio – anche facile da mettere in pratica – e quella persona ( per te inspiegabilmente ) non lo mette in pratica; e poi si lamenta delle conseguenze, di ritrovarsi inconcludente e non soddisfatta … perseguitata da problemi non risolti ( a questo punto, direi, dai propri fantasmi ) ed in ragione di coazioni a ripetere…

ed allora lì sentirti di dire ” non capisco “: ” non TI capisco”… ( … pensando: come puoi essere così incoerente …) diventa la frustrazione, la percezione di un proprio sentimento di inspiegabile incomprensione, … e quindi si soffre questo limite, questa forma di frustrazione, dispiacere, … per non essere riuscito quantomeno a farsi capire o a mandare a buon fine : il buon intento, la buona raccomandazione, il buon consiglio, il buon amore … e anche il buon umore !


Non capisci … mai !

Non capisco come … Tu , “sempre” …

Ma come è possibile che tu …

Quante volte abbiamo sentito nelle orecchie arrivarci queste parole, sia che le avessimo recitate noi, sia che le avessimo subite. Il dato certo è che dietro queste parole c’è un Sentimento “sperimentato” di chiara Incomprensione: tanto se su iniziativa attiva del soggetto, così come quando subito passivamente … .

l’ Altro, Tu stesso, non puoi che sentirti incompreso.

… ma non come “descrizione” di uno Stato Emozionale, piuttosto come “SENTIRE” di un insieme di emozioni che diventano ben cariche ed avvertite: per ricchezza di dispiacere, di frustrazione e, perché no, anche di impotenza.

Impotenza, a volte, anche a rispondere, anche a trasformare questo “dato” ( ” subìto” come limite alla Capacità di capire ) in un qualcosa che possa essere restituito, al fine di costruire un “Capire Comune”, un comprendersi appunto … ed è Incomprensione per questo.

La sperimentiamo da piccoli, da quando siamo in fasce … come si usava – e forse ancora usa – dire.

Ricordo da piccolo piccolo, appunto “fasciato”, di un solletico, di un ricorrente prurito sotto i piedi. E ricordo l’impossibilità di comunicare perché mancava la parola articolabile (che sarebbe venuta mesi dopo ) la possibilità di comunicare, se non col pianto :  Aiuto ! … Mi sollevate da questa disgrazia ! ?

Nulla di tutto questo. Quindi un sentirsi in un mare di guai e non compreso ( “capito” meno che mai ) da nessuno.

Ed il sentirsi non aiutato da nessuno, ed il sentire del sentimento contestuale, non potevano che essere passati attraverso la rabbia, la frustrazione, la impotenza… Un sentimento di assoluta incomprensione del “Perché mi succede questo”.

E poi crescendo, naturalmente:

“Ma non capisci che così … “

” ma possibile che … “

Una serie di espressioni rispetto alle quali tutti abbiamo facile memoria nel recuperare momenti analoghi. Cioè dove la madre, un tutore, un maestro … eccetera … più o meno calmi, più o meno perdendo la pazienza, ci contestavano un qualcosa rispetto al quale non eravamo all’altezza del compito. Ed allora ti senti incompreso: perché tu magari ce la metti tutta, ti stai sforzando; magari c’è qualcosa che non capisci, non riesci a dire, e però ti distrae dal compito stesso … e nessuno che ti aiuta a neutralizzare l’interferenza, la difficoltà … ! ! …

E può essere un immaginario, può essere una fantasia, può essere appunto un prurito non comunicabile per mancanza di parole, o, perché no, anche un’eccitazione di quelle che ti possono “anche” “sorprendere”… e trovare impreparato ad ogni età. 

Un’esperienza dunque, credo, quella dell’ Incomprensione, da poter dire sia pane quotidiano per ciascuno di noi. Perché incontriamo questi limiti sempre e comunque, non fosse altro perché in un certo senso non c’è tempo per ricercare e comunicare spiegazioni varie.  A casa come negli uffici privati e pubblici … e così tra madre e figlio, tra docente e discente, tra terapeuta e paziente ( … ammesso che ci siano ancora tempi “dedicati” per la cura della persona all’interno dei protocolli di stato della Sanità ).

Tema (il Sentimento della Incomprensione) anche “da trattare” proprio perché molto sperimentato ma … “poco parlato”.

Molto, quindi, “nascosto” dentro il vissuto di ogni persona ( della “singola” persona che io sono, che tu sei ) e per questo poco fatto spazio ad un tempo di riflessione, ad una spiegazione fosse pure tra sé e sé, ad un parlarne tra interessati, per integrarlo utilmente in conoscenze da mettere in conto, quando l’obiettivo sia quello della migliore produttività nelle relazioni umane, tra le persone che collaborano, che “fanno” e che debbono anche risolvere problemi ( leggi contrattempi ) straordinari, quando non l’ordinaria amministrazione.

In questo senso, dunque, un sentimento collegato ad ogni buona intenzione di trasformazione: da “incompreso” voglio farmi “compreso” … con il cuore, possibilmente…       ( visto che i sentimenti alloggerebbero come riferimento piuttosto là ) ma anche in collegamento con il mentale: con un “capire” del cervello: per far sì che l’aiuto della mente possa comportare un recupero di comprensione rispetto all’incomprensione di partenza, quando essa come sentimento si pone ed è data.

Dall’importanza del parlare, da “qui”, allora, scopriamo ancora, insieme, l’importanza del “parlare delle cose” che sperimentiamo. Le cose che sperimentiamo come stati emozionali e che si dividono in sensazioni corporee e reazioni psichiche ( che sono le emozioni pure ) e che si crescono poi – come Sentire – in declinazione di sentimenti laddove su questi “sentire” noi, con la funzione mentale, ci caratterizziamo, ci pensiamo addosso, ci definiamo, ci registriamo come un “qualcosa” che predispone “Sì” o predispone “No”, un “qualcosa” di positivo vissuto o di negativo vissuto : sono i SENTIMENTI.

L’incomprensione, tra i sentimenti, ci consente di poter avere consapevolezza di sé e conoscenza di sé:

NOSCE TE IPSUM  … di sé.

La sfida ancora una volta qui in Salotto  è semplicemente l’Argomento su cui confrontarci.

E’ quella dunque di raccontarci dell’ Incomprensione: di poterne parlare e di poterci rappresentare le esperienze che nel ricordo colleghiamo a questo sentimento per farcene – ciascuno a modo suo – una sommatoria di dati cognitivi utili per ogni confronto di crescita rassicurante per consapevolezze e saperi.

Tenendo conto, in estrema sintesi, che ad una incomprensione da un lato corrisponde una mancata comprensione dall’altra parte … ma anche una registrazione di incomprensione totale … là dove ciascuno può ritrovarsi incompreso, nelle sue aspettative.

Sintesi:

“io non capisco perché tu”…  quindi non ti capisco.

Al tempo stesso Tu non ti senti capito perché argomentato, interloquito in quel modo lì.

Anche tu puoi dirmi :”Non capisco perché tu…”

Quando – ricordi – hai sperimentato per la prima volta una incomprensione  ?

Quando per la prima volta non ti sei sentito “capito” ?

E quindi NON compreso … e tu hai sperimentato di NON essere, in qualche modo, ACCOLTO, anche conosciuto, accettato. E forse hai così anche sperimentato sfiducia verso persone e cose, perdita di autostima, solitudine e pessimismo. 

Ma, anche, quante volte anche tu, per non essere stato capace di capire tuo figlio, Tuo marito, tua moglie, il tuo collega di lavoro … Tu sei stato attore inconsapevole di “quel” messaggio che comportava  incomprensione.

Ecco qui si sintetizza un pochino l’argomento e si possono ricercare riflessioni personali: tutto quello che l’argomento ci stimola dentro e ci può collegare con l’esperienza di vita personale per cogliere e riportare, da parte di ciascuno, il nudo e crudo ricordo della situazione dove si è sperimentato il sentimento della INCOMPRENSIONE.

Sentimento che a tutto campo può coinvolgere l’altro: dal tono delle parole parlate, dalle posture o dalle gestualità o comunque dai messaggi, comunque portati, che fanno sì che, nell’insieme, ci sia più incomprensione che comprensione, più disagio che agio, più rifiuto che accettazione, più sfiducia che fiducia … in un panorama complesso – ma anche semplificabile – di sentimenti che ci riguardano costantemente anche qui, in ogni momento, e ci fanno richiesta, in qualche modo, di essere meglio conosciuti, meglio ordinati , meglio resi funzionali per l’ottimale vissuto della persona … Vissuto, in Conoscenza e  Coscienza, meglio recepito … interpretato.

Per poterne fare ancora una volta un insieme di racconti a confronto, una panoramica, una sommatoria di “conoscenza delle esperienze” … dedicate al Tema.

Per rappresentarci ( e costruirci sopra )  un insegnamento. …per farcene una Pedagogia.

Una Pedagogia all’interno della quale fare spazio alla “nostra” :

EDUCAZIONE delle EMOZIONI e dei SENTIMENTI

alle “nostre” :  PALESTRE  EMOZIONALI

alla “nostra”  : 

ALFABETIZZAZIONE  delle  GENTI  del  MONDO

 

   A D       M A I O R A     !    !

 

 

 


 


 

 

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