La vergogna è quel sentimento provato quando da piccoli o da grandi ci siamo ritrovati a fare qualcosa di trasgressivo – anche e soprattutto in buona fede – e comunque sapendo di non obbedire alle regole e poi siamo stati scoperti e contestati… e “perche no” rimproverati ad ogni età: ” ..ma non ti vergogni ?
E non posso non associare i comportamenti recentemente recitati e patiti per essere NO VAX e NO MASCHERINE e NO TAMPONI … ma per fortuna qui la VERGOGNA vedeva ribaltate o ribaltabili le posizioni !
Da allora ( e comunque rispolverato ) quello è il sentimento della VERGOGNA: l’essere colto in fragranza di presunto reato ! … e questo ce lo siamo portato dentro come atteggiamento che ci “predispone” a sentirci in bisogno autocritico di verifica di una colpa quando socialmente ne ricorrano le situazioni.
Può significare passare con il rosso e ritrovarsi a pagare una multa con ovvia contestazione morale ma anche altro sul piano dei codici e delle condotte che riguardano il vivere sociale … ( mettersi le dita nel naso: e NON si fa ! … starnutire o tossire senza mettersi la mano davanti alla bocca, peggio mi sento se a tavola … ed interrogativamente – e direi giustamente – guardato da chi si sente esposto – a qualunque titolo di ragione o per nevrosi personale – al peggiore dei contagi.
Vergogna è quando da piccolo ti hanno detto: ” Ma non ti vergogni ! ” …
E tu NON capivi “di cosa” e “perché”: un bel guaio ! e nemmeno te l’hanno spiegato !
Poi ti dicevano con tono di rimprovero: Copriti ! ti si vede tutto !
… ed hai cominciato a capire che era il “nudo” il problema ed alcune parti o alcune porzioni del corpo, più o meno da coprire che non dovevano farsi vedere.
Nasce da lì la prima vergogna, il primo senso di colpa, la prima sensazione di disagio, di rossore, di batticuore, di rimprovero “ingiustificato” perché non capito e non sempre spiegato, DONDE l’incapacità di farsi una ragione di messaggi (in qualche modo di rimprovero ) che tu dovevi fare tuoi e, senza capire perché, Ti dovevi recitare e disciplinare come tuoi, magari riportarli a pappagallo verso il fratellino o chi altri ..
Poi sei cresciuto ed a scuola il problema si pose quando di fronte alla classe Qualcuno ti ha sbeffeggiato perché non sapevi rispondere alla maestra o perché ti si era osservato ed avevi commesso un errore, o perché semplicemente, nello scorrere degli eventi, ti registravi come uno che non capiva, che non era all’altezza del compito … ed in qualche modo ti vergognavi di essere al di sotto delle aspettative. Insomma non ti sentivi all’altezza, non promosso.
Quanti e quanti complessi di inferiorità ne sono seguiti. Quante nevrosi si sono colorate di ansie, di rossori, di VERGOGNA, di sensi di colpa.
Poi … a Catechismo.
In Confessione bisognava confessare i peccati: quelli veniali e quelli mortali.
L’obbligo della santa Messa settimanale, ma perché proprio la domenica … !
E tu lì andavi a cercare di capire “se” e “come” e “perché” certe cose che a te sembravano tutto sommato naturali dovevano essere giudicate riprovevoli e per esse bisognava recitare confessione, atteggiarsi a cambiamenti, a riparazione e penitenze.
Poi hai provato a mandare – se ti è andata bene – Tutto a quel paese e tuttavia sei stato additato come la pecora nera o colui il quale stava dalla parte sbagliata e quindi si doveva “vergognare”: La maggioranza nemmeno troppo silenziosa voleva altro !
” Ti dovresti vergognare … alla tua età ! “
e tu che ancora ti dovevi chiedere: ma di cosa, perché , che succede se … ma intanto avevi trent’anni …magari.
Poi – su varie basi di massima – ti sei ritrovato a vergognarti, a qualunque età, perché il modello di riferimento con il quale ti confrontavi a livello fisico, psicologico, a livello morale … ti vedeva un pochino perdente.
Al confronto: un modello che potevi vedere “dentro”, … potevi vedere fuori: ti poteva far sentire a disagio, minorato da qualche punto di vista…
ti potevi sentire Semplicemente non all’altezza di quello stesso modello che tu avevi accettato – più che “scelto” – per “Ideale”, che gli altri ti avevano proposto di rispettare come Ideale e che in quel senso ti vivevi come persecutorio …
Ed il Sentimento della vergogna veniva a prendere la forma del disagio, veniva a prendere la Misura del confronto “perso”, del giudizio patito, della valutazione scarsa, della diversa maniera di essere : di sentirti in qualche modo non capace di reggere confronti, di essere NON sicuro di te, di NON potere con sicurezza parlare, trovare le parole per disimpegnarti … perché tutto era condito da emozioni per le quali nessuno ti aveva insegnato alcunché: su come farci i conti, come conoscerle, come gestirle !
E le emozioni ( e la conseguente Vergogna come Sentimento ) erano la Paura di fare “brutta figura” : poteva essere un’interrogazione alla lavagna di fronte alla classe, una gara sportiva, dove ti ritrovavi ad essere l’ultimo della serie ( quando non addirittura esonerato dalla stessa, per limite nevrotico di varia natura portato a pretesto – da più grande – per poterti, in qualche modo, tirar fuori da ogni tipo di competizione o confronto ).
Per ritrovarsi semplicemente “rifiutati” in questa società dove la competizione e la vittoria sull’altro veniva e tuttora viene premiata come valore positivo.
Ora in tutte queste riflessioni tirate giù – quasi a casaccio – cerco di dirmi : dove mi sono trovato a vergognarmi ? di che cosa ?
… da bambino mi ritenevo brutto e mi vergognavo perché non pensavo semplicemente di essere bello, di essere gradito.
Questa cosa me la sono portata avanti anche e soprattutto nell’adolescenza.
Me la sono portata avanti all’interno di una situazione di isolamento – favorito anche dalla condizione di essere il primo della classe – Un primo della classe che in qualche modo doveva essere colpito e in qualche modo “tirato giù” su altri livelli di concorrenza o di competizione: lo sport, le donne, le tossico frequentazioni … fuori dai contesti didattici della Scuola.
Quindi mi registravo il Disagio e la Vergogna di essere considerato un “diverso” in quei sensi lì … messo da parte.
Sapevo in qualche modo che potevo anche essere invidiato per il successo scolastico, ma in realtà era su altri livelli che si spostava la misura del confronto. E lì mi ritenevo in qualche modo perdente. Mi ritrovavo “vergognoso” nel senso anche di timido.
Poi ricordo – nella mia esperienza di vita – ad un certo punto verosimilmente intorno ai 30-35 anni – Le cose si sono ribaltate grazie alla libera professione.
Grazie alla conoscenza di “come funzioniamo psicologicamente”.
Nel profondo: il percorso di formazione, l’Analisi personale mi aveva fatto capire molte cose. Questo mi dava la possibilità di farmi una ragione semplice e anche una gestione più facile di quello che prima ero impreparato a capire e quindi di conseguenza “comportava”, nel rapporto con gli altri, nelle relazioni umane.
E quindi quando qualcuno – per invidia distruttiva o semplicemente per “colpirti”, perché quello era il suo stile di Mobber o di Buller – provava a svergognarmi …non mi mancava più la parola per ribaltare una situazione esposta a critica ( e quindi a potenziale “vergogna”) in una restituzione protettiva ( ma anche vendicativa ) ben precisa, capace di difesa e di implicita rassicurazione.
Certo l’istinto e poi l’educazione ti portano ordinariamente a presentarti verso terzi in maniera più vestita che svestita, soprattutto quando sei sorpreso nel privato della tua privacy ( classica la videochiamata che ti arriva mentre sei sul trono del bagno ).
Ma penso anche alla Barba fatta o ( se c’è ) alla cravatta messa bene, come vogliamo … per valutarci ” a posto “.
E la Vergogna Antica può sempre riemergere a tradimento: per farci un attimo di “paura di essere giudicato/rifiutato” di essere – per le proprie dinamiche inconsce personali – “svergognato” … comunque per offendere quello che può essere il proprio Modello di Persona, a fatica conquistato attraverso la giungla delle emozioni, per il quale evitare si possa: “avere a che ridire”
( anche Lui: “come non si vergogna di … ???” ) ( … in quella circostanza, infatti ) .
E comunque siamo qui ancora una volta per dare il nostro personale significato ad una parola. Alla parola VERGOGNA.
Parola che siamo abituati ad usare e che ha fatto ricorso, nella storia di ciascuno, per individuare inequivocabilmente quelle che sono state le emozioni e i sentimenti di cornice dentro la quale la Parola ha trovato il senso ed il significato personale più o meno universalmente condiviso …
( P O L I T I C I ” C O R R O T T I ” … : V E R G O G N A ! ! )
Siamo qui per conoscersi e per raccontarci proprio su “questo”.
Per fare delle nostre esperienze un Tesoro di conoscenza.
E per farcene una consapevolezza integrata ed ordinata.
Affinché tutto questo “ordinato”, appunto, per emozioni e per sentimenti,
diventi una nuova ragione di CONOSCENZA di ciò che non c’è mai stato
insegnato.
Ed apra la via ad una nuova capacità di gestire – in modo meno “improvvisato
/ fai da te” – … e “più” , in qualche modo, “disciplinato” dal fatto che
semplicemente: Abbiamo cominciato a parlare di
EMOZIONI e SENTIMENTI e ne abbiamo cominciato a fare
ESERCITAZIONI di PALESTRA affinché il tutto possa essere ricondotto al
buon fine di una
N U O V A A L F A B E T I Z Z A Z I O N E .
Tanto ci dobbiamo.
A D M A I O R A ! !