Porto una pena nel cuore…
Quella persona mi fa pena…
Quante volte abbiamo sentito dire … ( noi stessi abbiamo detto … )
Mi fa pena sapere o provo pena nell’apprendere che una persona che conosco ( ma anche che non conosco ) possa aver perso una gamba in un incidente, essere caduta dal deltaplano e rimasta paralizzata.
Provo Pena a vedere una persona ridotta al lastrico ( si dice ancora così ? ) a causa del gioco d’azzardo ( o di qualunque altro tipo ) e vorrei aiutarla o mi piacerebbe poterlo fare, ma mi rendo conto di essere impotente, anche come terapeuta – che può portare aiuto in maniera professionale … ma solo quando richiesto.
Provo dunque pena per una persona costretta, da limiti soggettivi o oggettivi, a subire e/o soffrire una condizione non desiderabile in generale, comunque molto penalizzante dal punto di vista esistenziale, umano, relazionale.
A volte diciamo di provare pena per una persona anziana rimasta sola che conduce un esistenza esposta all’incertezza, talvolta, della stessa sopravvivenza.
Proviamo anche pena nell’apprendere di bambini ( o nel vedere bambini ) trascurati dalle madri, o dalle famiglie, o dagli stessi Servizi Sociali.
Padri ed anche madri assenti o poco sensibili a responsabilità genitoriali, in preda a vizi del bere o quant’altri con tutte le conseguenze annesse e connesse di varia natura e difficoltà.
Proviamo ancora pena nel riscontrare che a qualunque livello della vita sociale si vivono condizioni che non augureremmo a noi stessi, in cui ci identifichiamo, appunto, con sensazioni di pena per situazioni che valutiamo non desiderabili.
C’E’ UN MONDO INTERO ATTORNO A NOI E DENTRO di NOI …IN PENA … A DARCI … ” PENA ” ! !
… dai bambini piccoli – nel terzo mondo – chiamati a scavare, con le mani, in miniere … per estrarre minerali per realizzare la ricchezza dei Grandi …al dubbio sulla salute per le cose che mangiamo, inquinate, per l’aria che respiriamo, inquinata, per le energie elettromagnetiche che non conosciamo ma che sappiamo ovunque, dietro le quinte, lavorano contro di noi e la nostra salute …
… e penso alla terra offesa nei suoi equilibri naturali, alle bombe atomiche fatte esplodere nel secolo scorso per Ricerca Scientifica che offesero le profondità dei mari con tutta la vita che ne faceva ricchezza …
Quante cose abbiamo visto o abbiamo subito che ci mettono in contatto, dentro di noi (ciascuno a modo proprio ), con SENTIMENTI di PENA.
Non ci abbiamo mai riflettuto perché viviamo i sentimenti senza rifletterne una consapevolezza cosciente se non quando “subìta”, quasi mai responsabilmente agìta perché gestita in termini di conoscenza, di educazione da mettere in campo …
Ma possiamo trovarci a valutare e concludere su situazioni che ci fanno PENA anche quando riferendoci a noi stessi – in situazioni di pessimismo o di provvisoria sfiducia – ( ma, perché no, anche sfiducia di fondo ) ci ritroviamo a dire “mi faccio pena da me ! ” … ( … per avere perso una “Causa” che pensavo di vincere quindi con aggiunta – alla “pena” – di frustrazione e rabbia e dispiacere assoluto ( una causa di divorzio… per un bene immobile e vicende di asta … ed altra infinità di esempi ).
Una PENA che a ragione si condisce con frustrazione e rabbia per Istituzioni Statali che al nostro insindacabile giudizio appaiono demeritare, piuttosto che meritare, … con l’aggiunta di tanto di firma a critica di vicende in assoluto negative.
E ci fanno pena i politici che ad ogni livello tradiscono il popolo e le Istituzioni ( che sarebbero deputate a servire il Bene Comune ) e che si vendono a Sistemi – che , dietro le quinte, ma anche con dichiarazioni ufficiali, pubbliche e palesi (perché stampate e diffuse) “sembrano” amministrare il mondo – che ciascuno può sentirsi autorizzato a definire Sistemi “perversi” per diabolicità di intenti.
Man man mano che rifletto mi rendo conto che ci sono tanti modi di provare pena.
Personalmente mi sono fatto pena da me quando da ultrasettantenne, ed in situazione di precariato, sono stato sfrattato – tolta dal tribunale la casa (un casale ) – e mi sono ritrovato da solo ad affrontare il presente e cercare garanzie per il futuro … assente l’amministrazione comunale ed ogni tipo di assistenza sociale.
Allora penso alla pena per le persone, anche famiglie che dormono in macchina, messe sulla strada da un giorno all’altro senza aiuti da parte di nessuno.
E mi fanno pena le persone della macchina dello Stato che NON provvede.
E mi fanno pena le persone preposte politicamente a decidere e far eseguire soluzioni che seminano disagi ( per tutte le casistiche e statistiche che se non conosciamo … intuiamo ).
Proviamo pena per il mondo così ridotto: pieno di guerre, pieno di ingiustizie, pieno di sadismi e masochismi, pieno di persone manipolate e condotte e ridotte ad una vita di recinto, per zone, ribattezzate di “Comfort”, dentro le quali SIAMO portati lentamente a fare la fine delle rane bollite.
Qualche volta ci sarà anche capitato di dire a qualcuno ( o di pensare di qualcuno ): “mi fai pena” , con il tono del disprezzo e del giudizio riferiti a comportamenti etici/morali di nostra totale assoluta disapprovazione ?
Ma ci siamo anche trovati a dire: ho una pena nel cuore, un dispiacere forte per una persona amica, cara, bisognosa di aiuto … e per la quale desideriamo la soluzione di un problema, di una malattia, che ci mantiene in quella pena fin quando non ci è dato avere certezza di soluzione … se ipotizzata come possibile.
Così come proviamo pena per famiglie che soffrono di incomprensioni e litigi in casa per varie situazioni relazionali.
Personalmente ho provato pena nelle situazioni di recente pandemia per tutte quelle persone – a qualunque livello di esposizione pubblica o privata – si siano trovate a dover mettere in campo ( per obbedienza e quindi subendo anche loro ) rigidità di comportamenti nell’ interpretare un ruolo censorio verso chi in qualche modo rivendicava un briciolo di libertà che veniva contestualmente calpestata ed offesa.
Penso alle mascherine, ai tamponi, ai lockdowns, ai ricatti e soprusi ed abusi di potere patiti, alle multe minacciate … alle multe pagate.
Ed al di fuori delle recenti pandemie penso in generale ai politici collusi, agli arbitri venduti, alle persone tradite – che tutti noi siamo, in un modo o nell’altro – a vari livelli nella vita di relazione.
Provo pena infine per le persone anche a loro insaputa tuttavia complici o corresponsabili in varie altre situazioni e contesti: le scie chimiche nel cielo… i militari costretti a “servire” anche loro in “silenzio complice”… i politici ricattati agli ordini di Poteri sovranazionali che prendono decisioni contro i popoli, i professionisti della Salute asserviti alle case farmaceutiche… i giornalisti pennivendoli pagati per propagande di guerra manipolatrici delle coscienze.
E così via parlando – ovvero scrivendo.
Parliamone insieme di questo SENTIMENTO della PENA … stasera.
Raccontiamoci quello che per noi significa, o “è “, un’esperienza di Pena: al presente, al passato … ovvero la nostra interpretazione della parola, del concetto, del “Sentimento della Pena”.
Questo ci aiuta a fare sì che la nostra esperienza possa diventare una conoscenza condivisa e si aggiunga, come valore, alla personale esperienza di questo sentimento.
Per farcene una capacità diversa e più arricchita di valutazione di questa consapevolezza, utile per riflettere e gestire il sentimento stesso quando provato in un qualunque momento capitasse.
Tutto può concorrere ad una Educazione che ci rende capaci di stare in un diverso modo nelle situazioni della vita di relazione con noi stessi e con gli altri e nel mondo.
Siamo qui – nel “Salotto del Lunedì” – per parlare e per condividere le esperienze delle nostre Emozioni e dei nostri Sentimenti … per farcene una conoscenza ed un sapere.
Per collegarci meglio alla nostra vita fatta di sensazioni, emozioni e sentimenti che abbiamo diritto di conoscere e saper gestire, per recuperare su un vuoto di formazione dovuto ad una ” EDUCAZIONE DELLE EMOZIONI e dei SENTIMENTI ” che non ci è stata data e che ci ha penalizzato e … non a caso … la parola “penalizza” include anche la parola “pena” …
Ed è una pena per me avere realizzato – nell’arco di un ventennio di attività professionale trascorso proprio nelle Scuole di ogni ordine e grado – che docenti delle istituzioni scolastiche non sappiano rispondere alla domanda “che emozione provo” … e, di conseguenza mi chiedo: come possono avere un’idea – nello svolgimento del loro ruolo pedagogico – delle emozioni provate dagli studenti che sono chiamati ad aiutare: in un momento di interrogazione, di esame, di scelta di un percorso di studio … ( comunque nella loro vita di relazione a Scuola ) ?
Ora ciascuno per sé può chiedersi:
“Quali sono stati i momenti – che io definirei “penosi” della mia vita – dove ho provato pena, dove ho sofferto sentimenti di pena – Come ricordo di averli gestiti ?
Certamente, forse, ci siamo trovati impreparati e soli, ogni volta, di fronte al nostro mondo emozionale e sentimentale… ed abbiamo messo in campo soluzioni “fai da te ” come amo dire.
Ovvero … chi o “come” ricordiamo “Qualcuno” venuto in soccorso …
Ogni contributo o intervento aggiunge riflessioni utili per farcene – di questo sentimento della PENA – un’idea più precisa.
Le vostre esperienze raccolte in un insieme di conoscenze – integrabili nel bagaglio culturale di ciascuno – realizzano la crescita personale di ciascuno in Educazione sul “Tema” ed una conseguente diversa capacità potenziale e reale di gestione del proprio mondo emozionale e sentimentale a livello intrapersonale ed interpersonale.
Partendo da un assunto generale, condivisibile, a mio avviso,
Oggi potremmo dire che:
è diventato penoso vivere … e tuttavia, “di vivere” …ne vale la pena !
A condizione che – se è vero che la VITA è EMOZIONE – di questa emozione si
realizzi conoscenza e non solo si subisca esperienza. Perché soltanto così –
potendo gestire ciò che conosciamo – saremo in grado di realizzare la nostra
vita … e crearla come OPERA D’ARTE .
AD MAIORA ! !
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