Quando mi sento nel “giusto” ( se penso, dico, faccio una cosa ) allora sto sperimentando un sentimento di Giustizia.
Può essere la conclusione di un’ attività della Mente che semplicemente “riflette”, o legata al mio immaginario che specula, o semplicemente la risposta ad una situazione reale.
D’altro canto impegnati come siamo a mantenere il proprio equilibrio in ogni situazione corrente – ed a farlo quasi istintivamente – siamo pronti a dire, a proporre: “è giusto” fare una pausa, prenderci un break, andare a dormire, fare l’amore.
Ed anche nel modo di parlare ci siamo ritrovati a dire o ad ascoltare: – “giustamente” io allora … – volendo significare, con quell’ avverbio, che una valutazione di giustizia, un sentimento conseguente era in campo e ci faceva sperimentare il dire, il fare, come confacente la situazione … per il bisogno di integrazione armonica delle nostre energie vitali come sperimentate ogni momento presente.
La parola GIUSTIZIA , quindi, non tanto come “concetto razionale” teso ad elaborare regole da rispettare, e pene da comminare, così come scritto sui palazzi dei Tribunali … Ma proprio come “sentire mentale” di chi si dice: ” ora è giusto che mi alzi … se no mi ritrovo nella pigrizia, e nella noia ” e quindi SENTIMENTO – quasi “sentimento di base”, accanto a tanti altri – che ci accompagna ogni minuto secondo nel nostro ordinario quotidiano e ci fa sentire cosa è giusto e cosa non è giusto … “per me”.
… E “perché no”: essere pronti a darne spiegazione, quando fossimo interrogati sul “perché” di una posizione, di una parola, di un’opinione, di un atteggiamento. (.. Ho ritenuto Giusto allora: dire, fare … ).
Ma, anche a NOI, capita di interrogare o interrogarci: ” Ma ti sembra giusto che… ? ” …
La GIUSTIZIA dunque NON come “concetto Aulico” – da spendere nei Tribunali e nell’amministrazione della Legge – ma come sentimento – molto più “terra terra” – che accompagna quasi automaticamente e senza rendercene conto il nostro agire quotidiano.
Giustizia che sentiamo dentro come atteggiamento Etico del nostro porci nel Mondo.
Ecco: su queste premesse mi sono giustificato la scelta del tema della Giustizia e del SENTIMENTO implicito nella parola.
Ed ho sviluppato le riflessioni seguenti.
Non mi sento di parlare della Giustizia come di un Sentimento al pari degli altri.
Tuttavia quando penso all’espressione: ” un senso di giustizia ” … m’accorgo che in qualche modo anch’io ho interpretato ( in quella espressione ) un vero e proprio sentimento capace di muovermi a passione e comprensione e quant’altro di “sentire” che chiede di essere ascoltato e registrato come qualcosa di “moto dell’anima” e quindi di “sentire della mente” nel cuore, ovvero registrato come ” intelligenza del cuore “.
La giustizia diventa allora per me quel sentimento rispetto al quale proviamo inequivocabilmente un desiderio di riparazione – o quantomeno di riequilibrio – e pacificazione e di armonia e di recupero … se: di fronte ad un comportamento offensivo, ad una regola infranta, avvertiamo il desiderio, la spinta a correggere, a giudicare, ad intervenire per precisare, in qualche modo, ciò che a nostro avviso di “ingiusto” stia accadendo sotto i nostri occhi e ci chiede di fare difesa e protezione di un qualcosa ( principio, valore, comportamento etico ) che viene ingiustamente Non rispettato nell’esperienza che stiamo facendo, in ciò che ci accade.
E può essere quindi una persona o una cosa… ( ad es. : non è giusto sprecare del cibo in questa società opulenta dove si “buttano” avanzi di cucina anziché darli ai poveri ).
Così come non è giusto il bullismo, non è giusto il mobbing, non è giusto approfittare del proprio potere dovuto alla Carica, o al Compito, o all’ Incarico.
Proviamo un sentimento/ desiderio di giustizia quando ci sentiamo offesi per un torto subito: per esempio il professore che la mattina boccia tutti agli esami perché ha dormito male la notte o semplicemente è di malumore, quel giorno. Ognuno ha la sua Nevrosi: ma proprio perché questo è vero “per ciascuno” la si porti in “analisi” … NON sulla testa di qualcun altro, a maltrattare una persona cara o una persona sconosciuta, semplicemente perché pretestuosamente sgradita.
Ho assistito ieri ad un incontro dove una persona per avere interpretato un documento o un modello ( modulo firmato ) dove si dichiarava favorevole alla castrazione di un animale – ma non in quei casi – a riserva – ove vigesse parere difforme del veterinario – veniva a mio avviso “ingiustamente” contestato perché non coerente con quanto richiesto di firmare ( 100 % castrazione sempre ).
Dal mio punto di osservazione la realtà era semplice: Io posso essere a favore del divorzio ( e firmare ) … ma con la riserva personale di non volerne fare uso per me di questo diritto.
In questo caso tuttavia la persona che agiva la contestazione ( invero scompostamente ) vantava diritto di verità e di giusto … là dove era semplicemente (ed eccessivamente) nevroticamente preoccupata del rispetto di una regola (senza eccezioni), di un valore che tuttavia nessuno stava offendendo.
E qui – ancora una volta – merita essere sottolineata l’evidenza di come emozioni e sentimenti – in questo caso di amore verso l’animale che doveva essere affidato – venivano messi in campo e dare luogo ad un comportamento molto interferito ( ed ingiusto … sul piano logico-razionale-mentale ) risultato poi di pregiudizio ad ogni buona volontà di accordo che si manteneva evidente soltanto in “una” delle parti, poi soccombente.
Da parte mia ero alle prese con emozioni di frustrazione e rabbia ed un sentimento di giustizia e di intervento per arginare una posizione – delle due – che favoriva incomprensione, che non costruiva soluzioni a favore dello stesso diritto che si intendeva rivendicare e vedere garantito ( non c’è bisogno di appropriarsi di un Valore quando esso è condiviso ! ) .
Il sentimento di giustizia è quello, dunque, che ci può muovere a Proteggere le regole del gioco ovunque Esso gioco si muova sul teatro della realtà.
Può essere una situazione tra due persone, può essere un momento di incontro in una Istituzione, può essere un dibattito.
Quante volte abbiamo assistito a programmi televisivi dove – come nel caso della pandemia – si metteva in mezzo la persona – che legittimamente esprimeva un’opinione diversa – per farne un capro espiatorio e bersaglio di comportamenti sadici ed ingiusti – verso le stesse regole, verso lo stesso principio di giustizia pure aderito.
A questo punto un sentimento di Giustizia ti muoveva a stare dalla parte del malcapitato, del vessato, del “complottista” di turno.
In questo senso il sentimento di giustizia – quasi un riflesso del corollario di frustrazione, dispiacere ed impotenza ( a fronte di un comportamento vessatorio ) – appunto, come espressione coerente con la regola di non volere operato il Male o qualunque comportamento che semina sentimenti negativi.
Riconoscermi un sentimento di giustizia per me significa affermarmi come ” Giusto “: scoprirmi , “dentro”, un “moto” dell’anima ed un “modo” del cuore che insieme vogliono protezione per il debole, difesa per il vessato, aiuto per il malcapitato, impegno per una causa giusta.
È un sentimento di giustizia che spesso ci muove ad intervenire, quindi, anche aggressivamente, a difesa di chi è aggredito: vale per l’Ucraina aggredita, vale per i russi popolazione vessata e parimenti aggredita nel Donbass .
Ci potremmo chiedere qual è l’azione giusta.
E allora risponderemmo che un sentimento di giustizia ci chiede di avere pietà per le parti che soffrono: non per coloro che governando mandano gli altri a morire da una parte e dall’altra.
Un sentimento di giustizia ci deve promuovere in azioni di Pace – NON di guerra – a favore di qualunque popolo viva sotto la minaccia o la realtà delle bombe e della guerra.
Ma il sentimento della giustizia ci chiede anche di stabilire, di ricercare, di analizzare: Qual è la verità della storia della situazione di un popolo.
Quale è la storia delle relazioni tra genti, all’interno di un popolo, tra militanti di un partito, militanti di ogni posizione ideologica e/o politica.
Occorrerebbe , Allora, partire da un presupposto di ricerca della verità: quello che dovrebbero fare studiosi e giornalisti i quali: “fanno” , Sì, ma con pregiudizio di parte, alterando a proprio comodo la verifica dei fatti, facendone un racconto falsificato e rendendo la verità storica
sacrificata ad un giudizio di parte (o ad interessi di parte).
Io mi sento mosso da un sentimento ( o “senso” di giustizia, perché spesso somaticamente avvertito) quando affermo il diritto di stabilire “oggettivamente”, con prove alla mano, con racconti alla mano, testimonianze alla mano … Qual è la storia dei fatti.
Lo stesso sentimento che, stabiliti i fatti , cerca di capire chi ha torto e chi ha ragione , attraverso i comportamenti agiti , valutando quanto siano coerenti con “senso di giustizia” piuttosto che di ingiustizia, “quand’anche” in buona fede
Allora anche l’ingiustizia patita muove ad un sentimento di giustizia, teso a stabilire chi ha torto e chi ha ragione, Chi è nel giusto e chi ha sbagliato.
Nella mia esperienza, quando il Tribunale mi ha tolto il Casale di proprietà Io ho “avvertito” l’ ingiustizia che subivo, e quindi ho provato un desiderio di giustizia, un sentimento ispirato a stabilire quanto “a torto” quell’immobile fosse stato: tolto, mandato all’asta, svenduto contro ogni “regola” ( LEGGI ) del gioco.
Perché se Leggi stabiliscono che la perizia del tribunale e la cifra, o il valore, dato all’immobile : NON può essere venduto all’asta AL DI SOTTO della META’ DI QUEL NUMERO … e invece così non è stato;
Perché se le regole del gioco volevano che non si potesse andare oltre la terza asta deserta … ed invece così non è stato;
Essendo stato Il Casale non venduto, ma “svenduto” ad un prezzo che era un decimo di quello indicato dalla perizia del tribunale … ed alla QUINTA ASTA ( dopo 4 DESERTE ) … Per di più in presenza di una sentenza che recitava che l’interessato non fosse residente nell’immobile all’indirizzo dello stesso, mentre ampie prove di residenza possono essere portate, inequivocabili, a smentita … Come si può – se non ingiustamente – emettere una sentenza viziata, in tal modo, tanto nella forma come nella sostanza ? ?
Come si può non provare un sentimento di ingiustizia patita, sospettare l’atto doloso o la corruzione o quant’altro, ad offesa di una Legge così “non rispettata” da parte di un Giudice … e quindi non provare un desiderio/ sentimento di Giustizia magari ” ad opera del Creatore ” ?
Certo un sentimento di diversa giustizia mi avrebbe dovuto muovere a fare ricorso : così non è stato.
Noi ,Allora, facciamo ricorso al Sentimento della Fede e ad un Sentimento ( o un Principio ) che chiamiamo Giustizia Divina … che possa ristabilire – sui limiti umani – cosa è giusto e cosa è sbagliato, testimoniando il Valore della Verità ed il valore appunto della Giustizia.
In questo senso la parola Giustizia può essere etichettata anche come “sentimento del cuore” oltre che concetto razionale che descrive un insieme di Parametri indicatori di una definizione di principio e di valore.
Ricordo le parole di Mia Madre che recitava il suo catechismo e mi parlava di: Prudenza Giustizia Fortezza e Temperanza, come quattro virtù cardinali: quattro delle Virtù cardinali.
“Giustizia mosse il suo alto fattore: fecemi la divina podestate, la somma sapienza e’l primo amore.”
… recita DANTE…. Mosso a sentimenti di giustizia, così come di pietà…
Ed è in questo “mosso” che c’è il moto dell’animo, il modo del cuore a sperimentarsi in un sentimento – “giusto per definizione”- catalogabile, in questo aspetto, come il sentimento della “parola” GIUSTIZIA : come Parola e sentimento che registra il suo contrario – L’Ingiustizia – e ne valuta, a correzione e giudizio, la portata in ogni contesto rilevata nel sociale.
Ad ogni ingiustizia corrisponde un sentimento di giustizia volto a ristabilire correttamente le ragioni della parte offesa: È un sentimento di giustizia che ci fa stare male per un torto subito o per avere assistito ad un torto, presso Altri, ad opera di qualcuno.
Ed è un sentimento di giustizia che ci fa correre in difesa della persona che ha subito il torto per farne azione di Aiuto e di riparazione.
E questo può accadere anche per strada, come la Cronaca ci riporta.
E penso al Giusto Disgusto per tutto ciò che offende la mia, la vostra sensibilità in merito alle esperienze di ciascuno sulla Parola del Tema.
Esperienze che – riportate come d’abitudine in questo Salotto – strutturano Conoscenza di Emozioni e Sentimenti. … aprono la via alla
” EDUCAZIONE ” delle EMOZIONI e dei SENTIMENTI ,
insegnamento di cui dire che le Istituzioni siano “povere” sarebbe un pietoso eufemismo … perché
PROPRIO A PARTIRE DALLA SCUOLA c’è un
VUOTO di FORMAZIONE ABISSSALE al riguardo.
— ooo O ooo —
Concludo Infine che è questo sentimento della Giustizia che ci fa lavorare per la verità e la pace – Ovunque fossero attentate o tradite – e che
– mentre CI ISPIRA a ” SERVIRE ” la M I S S I O N –
mette La GIUSTIZIA , al pari dell’ A M O R E ,
tra i Sentimenti del C U O R E .
A D M A I O R A ! !