C’è poco da essere contenti – diceva mia madre – con tutto quello che si vede in giro.
Se rifletto sul presente non posso Non darle ragione.
… e tuttavia ritengo che quei margini entro i quali si confina quel “poco” del sentimento della contentezza ( che ancora riesco a sperimentare ) vadano in qualche modo protetti e … Allora me li vado anche a cercare.
Per percorrerli, per farmene un’alleanza e se possibile un vantaggio, per guardare alla realtà anche con gli occhi di chi è contento – magari “semplicemente contento” – di voler portare un contributo per “cambiarla” questa realtà …e sapere di poterlo fare.
Contento è quando sperimenti, in simpatia ed affetto: una cosa, un fatto, una persona e rifletti sul piacere che questo ti porta, ti comporta, ti fa sentire.
Contento è quando stai bene e riposi bene con te stesso, e ti svegli presto la mattina e ti accorgi che hai ancora tre o quattro ore da poter dormire …E allora ti giri dall’altra parte e dormi tranquillo ancora un po’.
Contento e quando nonostante gli acciacchi che ti porti a spasso Tuttavia ci puoi “andare” “a spasso”… e puoi andare, a piedi, a prendere un caffè, e sai di poterlo offrire anche all’amico che incontri.
Contento è quando l’amico che incontri ti offre il caffè e senti che l’amicizia è bella anche per questo.
Sei contento quando la lettera che aspettavi … arriva; la persona che aspettavi … arriva; il bel tempo che aspettavi … arriva.
Sei contento quando il riscontro delle analisi che hai fatto è incoraggiante per la tua salute e ne conferma una condizione di sufficiente star bene.
Sei contento quando anche l’altra persona è contenta e puoi condividere questo stato sentimentale: sia l’altra “persona” amica, o in affetto vicina, o in amore in rapporto.
Sei contento quando la relazione umana con le persone che nel quotidiano incontri per lavoro o con le quali comunque sei in comunicazione, pure saltuaria, è di soddisfazione, di “compagnia”, di condivisione di Valori.
Sei contento quanto la condizione esistenziale su cui rifletti, quindi, ti riguarda e ti lascia dire , con la gratitudine del cuore: GRAZIE SIGNORE … per le cose che ho, per la persona che sono.
Ma scopro di essere contento anche, quando, guardando le cose che non ho: una macchina migliore, una casa, un paio di scarpe con cui camminare meglio … rifletto che tuttavia: ho la fortuna di poter avere “quello che ho” ed – a confronto con chi ha ancora meno – sono più fortunato di altri … non foss’altro perché mi accontento.
Contentezza è quando scopri che non hai nulla da invidiare a nessuno e sei appagato per le cose che la vita ti ha dato e ti dà… e che le persone che incontri, i Valori progettuali che ispirano la tua vita, il “senso” che dai alle cose ti “corrispondono” e ti scrivi il tutto in Armonia, Pace, Amore.
“Contento” è quando scopri che sei allora pace con te stesso e che sei capace di costruire e mantenere la pace con gli altri quando qualcosa la attenta, quella pace, a turbare la quiete del presente o a minacciare incertezza sul futuro.
Contento quando ti accorgi che piove e non hai dimenticato l’ombrello, ti accorgi che il programma che ti eri proposto va modificato e tu non soffri problemi ad accettare il cambiamento.
Ti scopri contento quando le cose che accadono ti trovano “pronto” a guardarle comunque con simpatia, con capacità di soluzione dei problemi, con atteggiamento positivo rispetto alla vita rispetto alle cose da fare, alle persone con cui “fare” …
Contento quanto valuti che le risorse che hai ti consentono comunque di vivere e sopravvivere … e di riuscire a farlo con la pace nel cuore.
Contento è quando rifletti e scopri che l’insieme dei sentimenti che si accompagnano a questa parola – che è la CONTENTEZZA – sanno di gratitudine, sanno di pace, sanno di sollievo, sanno di fiducia, sanno di ottimismo, sanno di Fede nella Giustizia NON certamente quella degli uomini bensì piuttosto quella delle leggi del Creato e delle Leggi di Dio … comunque ciascuno Se LO voglia rappresentare ! !
Nel mio caso personale, poi, qui con Voi, posso dire di sentirmi contento di avere uno spazio chiamato Salotto da offrire per condividere queste riflessioni di conoscenza del mondo emozionale e sentimentale che ci riguarda, emozioni e sentimenti che sono il “tessuto-minimo comune denominatore” della comunicazione che mettiamo insieme, che realizziamo, che ci consente di arricchirci di quei doni rappresentati dai racconti delle storie di ciascuno: circa il proprio sentire, circa gli aspetti personali delle proprie esperienze di vita.
Contento di un Progetto (e di una Mission) che so si presenta ambizioso e tuttavia so che ci sono le condizioni per poterlo realizzare.
“Contento” allora diventa anche la gioia di poter Donare, di poter servire una Causa, di potere vivere un Altruismo che ripaga più di ogni altro egoismo – o egocentrismo – di cui tutti, per Leggi di vita, siamo stati costretti a fare esperienza …
… salvo poi scoprire che ci ritroviamo più contenti quando l’egoismo diventa altruismo, il desiderio di ricevere in dono diventa il desiderio di poter donare …
ed anche il desiderio di “perdonare” e … “perdonarsi prima ancora”: per i limiti che abbiamo seminato e raccolto e dovuto ascrivere a responsabilità personale, Ma che siamo stati capaci di superare. Limiti che ci incoraggiano a proseguire sul cammino scelto perché così è la vita per ciascuno.
Contento e quando ogni volta sento di poter dire “che bello ! ” ” essere qui “.
Che bello incontrarci, Che bello riconoscerci, Che bello parlare delle cose che abbiamo in programma come Temi del giorno ! – Poterlo fare in libertà di adesione, di comunicazione, di ogni accoglienza consapevolmente gestita.
Ma ancora ed infine sono contento “se tu sei contenta/o” e sono contento anche quando posso aiutare l’altra Persona a superare i suoi momenti di scontentezza, di difficoltà, di ostacolo e di problema … contento quando il lavoro che faccio “professionale” mi “ripaga” da una vita, e dà un senso alla mia vita oltre ogni aspettativa progettata … e mi consente di guardare al futuro con la speranza e anche la certezza che:
SE UNA COSA SI PUO’ SOGNARE SI PUO’ ANCHE FARE ! !
CONTENTEZZA è quando ti accorgi, in ultima analisi, che non hai bisogno di illuderti per poi disilluderti, di dichiararti felice per poi scoprirti a tradimento infelice… Ma piuttosto quando guardi con realismo alla realtà e ti dici se la puoi accettare in agio, se la puoi trasformare quando sperimenti disagio … e la puoi “realizzare” in coerenza di Valori, …
CONTENTEZZA è sapere di avere la capacità di fare questo.
La domanda ora è : Che significa – PER TE – “Contentezza”
Ecco: raccontiamoci la propria esperienza: quando sono stato contento: poco fa, ieri, oggi. Se lo sono qui ora …
Possiamo così mettere a confronto le esperienze di questo sentimento ed arricchirci di quanto possiamo raccontarci in merito. Scoprire che possiamo aggiungere conoscenza a conoscenza, mettere esperienza e conoscenze a confronto, ordinarle per farsene ciascuno un dato di valore aggiunto in termini di propria consapevolezza e di Formazione e di Educazione.
Consapevolezza delle cose che ci sono dentro o dietro i sentimenti che ci animano, nelle emozioni che subiamo e che nel loro “insieme” – come SENTIRE – possiamo imparare ad integrare e gestire come messaggi utili per poter realizzare: agio piuttosto che disagio, accettazione piuttosto che rifiuto, fiducia piuttosto che sfiducia … e così procedendo … magari, infine, in Alleanza con le parti del “sentire” che valutiamo positive, scoprire che ci ritroviamo a sperimentare un VIVERE che sa di CONTENTEZZA.
Posso sempre chiedermi: Sono contento di quello che faccio, Sono contento di quello che sono, di “come” sono, di come ho stima di me, di come mi valuto per i valori che incarno, che ispirano i miei comportamenti … ? Se la risposta è sì, allora sono contento di me, la contentezza è un sentimento che mi riguarda, me lo posso riconoscere.
Spesso diciamo: viviamo in un mondo dove c’è poco da essere contenti… che cosa vuol dire ? Vuol dire che ci sono guerre attorno a noi, problemi non risolti, democrazie non vere ma falsate da manipolazioni che tradiscono i popoli.
“Chi si contenta gode” diceva mia madre riportando sicuramente un proverbio che tutti conosciamo.
Ma Che vuol dire accontentarsi se non decidere di essere contento di quello che si ha guardandone gli aspetti positivi (di ciò che siamo e di ciò che abbiamo) e decidendo poi per un “sentire” che si allea con il positivo delle cose che siamo/abbiamo e che possiamo essere/avere ?
Questo sentimento riguarda allora un SENTIRE che le sensazioni che mi dà il corpo, le emozioni che registra la mia psiche, possono fare spazio ad una RIFLESSIONE MENTALE tesa a tradurre questo sentire più in agio che in disagio, più in accettazione che rifiuto, più in fiducia che sfiducia …
Ed è questo tipo di riflessione che mi concretizza un Sentimento di CONTENTEZZA il quale – generalmente inteso – mi consente di accogliermi, di rassicurarmi e di dire auspicabilmente: sto BENE con questa riflessione, sono CONTENTO di come mi vedo atteggiato, ogni volta, rispetto allo stato delle cose che mi ( ci ) riguardano e sono CONTENTO di me come persona.
Sia questo l’ augurio per ciascuno di Noi.
A D M A I O R A ! !