L’orgoglio è quel sentimento che non ti fa ammettere l’errore, se non a mezza bocca, perché offende la tua reputazione.
Oppure non ti fa ammettere la verità per gli stessi motivi. E qui siamo però ad un livello morale più serio: l’abbiamo vissuto nella “complicità agli atti della storia” messa in campo – nei recenti anni di Pandemia – da tutta una categoria di professionisti della medicina e della farmacia e di quant’altri sedicenti scienziati e ricercatori a mio avviso complici di veri e propri reati.
l’alta considerazione di sé a volte accresciuta per facile adesione ed identificazione acritica in Cause apparentemente vincenti ( o per applausi di approvazione e consenso manipolati con l’imbroglio e comprati ad arte ) fa sì che poi, all’improvviso, essa debba tener conto di valutazioni oggettive che si ridimensionano e di Verità che NON possono più essere taciute.
Allora in ragione di un minimo di dignità – che auspicabilmente risiede in ciascuno – quell’Orgoglio in base al quale si era cresciuto la propria tronfia sicurezza e vana gloria all’improvviso si incrina … ed allora è Orgoglio ferito ! ! …
L’orgoglio è offeso. Di fronte ad esso si è impreparati ad accettare.
Ci siamo tutti passati, da bambini, quando, passando dal Principio del Piacere al Principio della Realtà, l’esperienza di vita in crescita e l’esame della realtà hanno ridimensionato le nostre onnipotenze e fatto fare esperienza di orgoglio ferito.
Non eravamo così “super” come ci avevano, nella generalità dei casi, fatto illudere, non tutto ci era più dovuto … dovevamo imparare a “vestirsi da sé” …
Da lì poi, in vario grado, ciascuno ( informato da proprie strutture psichiche che possiamo chiamare fantasmi ) si è rivisitato emozioni e sentimenti nel gioco della realtà – ogni volta sul teatro del presente – e costruito la propria personalità pagandone il prezzo in termini di Nevrosi.
E tuttavia nelle esperienze delle relazioni umane, da piccoli a grandi, ogni volta che abbiamo valutato di essere “bravi a fare” e riscontrato – spesso pubblicamente – la perdita della competizione, o un fallimento diverso, allora l’orgoglio di essersi fatti da sé diventa qualcosa di pesante da mettere in discussione : diventa l’orgoglio che registra ferite.
Quindi, di conseguenza, soddisfazione minata o costretta a rivedersi e correggere … etc …et cetera.
Vale per il professionista, vale per l’imprenditore, il lavoratore in generale.
Vale per il padre, vale per la madre, offesi nell’amor proprio magari dal comportamento di un figlio di cui andavano fieri caduto però in errore.
l’immagine ombrata della famiglia perfetta, di cui si andava fieri, ora è esposta a pubblico ludibrio, esposta a brutta figura …e non vi eri preparato !
Personalmente Quando penso all’orgoglio penso a questo Salotto.
Penso a quanta soddisfazione e a quanta contentezza e gioia provo per avere realizzato un’esperienza così originale, così unica nel suo genere, così coraggiosamente e gratuitamente realizzata con la collaborazione di quanti hanno creduto che fosse possibile condividere un momento di parola – il Tema in trattazione ogni volta – alla ricerca di significati di comprensione.
La ricerca dei significati delle parole, in questo caso della parola Orgoglio …
Il racconto delle esperienze collegate a quei significati che ciascuno può decodificare per sé, può ricondurre alla propria esperienza personale: poterla raccontare, metterla a confronto per farne un insieme di Dati di Conoscenza da condividere.
E noi l’abbiamo fatto e lo facciamo.
E ne abbiamo fatto una Somma di conoscenze ed, in questo senso, attraverso spazi di Riflessioni e Commenti condivisi, abbiamo potuto proporre un’ipotesi di “educazione emozionale” o meglio una “Educazione delle Emozioni e dei Sentimenti” che di volta in volta, parola per parola, tema per tema, abbiamo “trattato” e abbiamo portato a casa per farcene metabolizzazione, elaborazione e conclusione personale.
Allora Orgoglio può essere il sentimento con cui si mettono insieme la soddisfazione per avere raggiunto una meta ( o semplicemente per avere avviato, in questo caso, una alfabetizzazione ) con la consapevolezza di avere fondato il presupposto per costruire una Mission … o ancora semplicemente può sperimentarsi come sentimento di piacere per avere raggiunto un qualcosa di così valido dal punto di vista pratico, pedagogico ed anche scientifico.
L’orgoglio dunque quale Sentimento di chi raggiunge una qualunque meta: può essere il superamento di un esame, può essere vincere una selezione per conquistare un posto di lavoro, può essere un trofeo sportivo, può essere un’ Olimpiade, può essere un primato comunque conseguito, un premio vinto, una competizione: in sintesi la realizzazione di un qualcosa di unico, di originale, di difficile da conseguire per cui compiacersi e realizzarsi in consapevolezza e crescita di autostima.
E Orgoglio può essere il sentimento di chi guarda la propria storia a vent’anni come ottanta e riconosce valore a se stesso come capacità di coerenza, capacità di etica, ovvero soddisfazione per essersi “maturato” ” Bravo” , per valutarsi semplicemente “promosso” fosse pure ” auto” promosso.
Orgoglio per avere rispettato le regole del gioco, le regole dell’educazione, come presa di coscienza e di consapevolezza di essere capace di rispettarsi e di rispettare altri come Valore.
E tuttavia quell’orgoglio può essere ferito, può essere offeso da chi magari non sa coglierne, per l’Altro, una un analoga misura di conoscenza o riconoscimento.
L’Altro può essersi speso per te ma tu non sei soddisfatto/ soddisfatta e non gli riconosci valore.
E allora l’Altro può ritrovarsi con un orgoglio “ferito”, con un orgoglio che, confrontato con quanto si aspettava di vedersi approvato, manca all’appuntamento.
Ed allora è il dolore, e allora è anche il disappunto, e allora è anche dispiacere, e allora è anche malumore, depressione, risentimento.
Anche Perdita di qualche forma di autostima.
Ma Che cos’è che fa luogo al sentimento dell’Orgoglio ?
Chiediamocelo insieme.
Ricerchiamo “qui”, nella nostra esperienza e storia della propria vita, “dove” l’orgoglio si è manifestato, come l’abbiamo vissuto nel piacere della fierezza o nel dispiacere delle ferite.
Non posso non fare ricorso alla mia esperienza personale, come siete invitati a fare anche voi, ogni volta, in questo Salotto, con gli spazi dedicati previsti.
E la mia esperienza personale mi dice che là dove la sfida era quella di riuscire ( dovendo educare da solo i miei figli ) a vederli crescere “realizzati” – a sconfitta del luogo comune che i figli dei divorziati sono destinati a riportare fallimenti per varie carenze affettive, colpevoli i genitori – ed a fare in modo che – avendomi nessuno insegnato a fare il genitore (e non potendomi se non superficialmente identificare nei ruoli svolti dai miei genitori stessi ) ne riportassero anche loro Orgoglio e soddisfazione … allora, quando realizzi che il figlio, la figlia ti dimostrano che quegli obbiettivi sono stati centrati …
Allora non puoi non dire, provando orgoglio, che hai vinto quel confronto e la sfida: sfida che l’altro (figlio e figlia in questo caso) ha il merito di aver contribuito a far vincere.
E merita il riconoscimento, merita la gratitudine e merita la condivisione e merita sentirsi dire: ” Bravo, figlio mio, sono orgoglioso di te ! “, ” Brava, Figlia, mia sono orgoglioso di te “.
Io questo riconoscimento l’ho voluto riportare quando, scrivendo la dedica al mio libro: “La Comunicazione Sentimentale” (che reca gli Atti della sperimentazione ufficiale del mio Nuovo Metodo Pedagogico), ho inteso indirizzare ai miei figli le parole: ” Ai miei Figli, Alessandro e Claudia, semplicemente eroici”.
e c’era tutto l’orgoglio dietro questa qualifica di “eroici”: Loro EROI ed io Orgoglioso di Loro.
Così come c’era l’Orgoglio di onorare il mio Maestro nel riconoscere “ad Antonio Mercurio” (nella stessa Dedica), a seguire, le parole: “Padre Maestro e Mito”.
Ed ancora lo stesso Orgoglio nella chiusura della Dedica, dove scrivo: ” Alle Donne ed alle Madri che mi hanno riconosciuto “… con l’orgoglio di chi ha ricevuto amore e sa di averne dato e sa di avere scritto Una Dedica che riconosce la sfida vinta – che coinvolge ciascuno – ed esprime riconoscimento e riconoscenza “verso” ciascuno, soggetto ed oggetto della dedica e del sentimento che l’ha ispirata.
Orgoglio, Riconoscenza e Gratitudine “insieme”.
Ma è stato Orgoglio anche quando, da solo, a fronte della Commissione di Laurea che mi riconosceva il 110 e lode, mi sono irrigidito sull’attenti per salutare ed onorare me stesso giacché senza il supporto morale di alcuno ( familiare o altro ) a fronte di un percorso dove da lavoratore-studente- pendolare-fuori sede realizzavo qualcosa che sfidava, che vinceva ogni possibile confronto, che affermava autorevolmente che è possibile ottenere quello che è significato nel verso ” Volli, Sempre volli , Fortissimamente volli ” . Cioè realizzare un riscatto, realizzare la verifica di una capacità di farcela e di avercela … “fatta”.
Come potere non essere orgogliosi quando sai di non dovere dire grazie a nessuno, se non a te stesso, quando sai, anzi, di avere lottato contro persone che non ti davano alcuna fiducia ( se mai pronte a screditare e ridimensionare la portata dei tuoi studi ) scoraggiando implicitamente le tue determinazioni.
L’orgoglio però, anche, di avere una madre che sai essere stata l’unica, sul piano morale, a sostenerti sempre … Grande Alleata: dentro e fuori.
Grazie mamma ! … Ovunque tu sia ora sei certamente qui, nella mia memoria, a motivarmi in Gratitudine per la Vita che incarno e che Tu mi hai portato.
Ma ho fatto esperienza anche di orgoglio ferito quando, fiero di tutto un lavoro professionale svolto con vantaggi e riscontri incredibili sul terreno della realtà, non mi sono visti riconosciuti i compensi promessi.
Promesse tradite : meriti inaspettatamente e “senza spiegazioni”… non riconosciuti . Orgoglio ferito.
E ancora l’orgoglio di avere saputo dire di no a chi voleva comprare con il denaro ed offrire carriera politica e prestigio sociale al prezzo però della rinuncia a certi valori morali in linea con Ideali di Etica e Coerenza irrinunciabili per me.
L’Orgoglio di aver saputo Non scendere a compromessi con la propria coscienza.
Ed ancora l’orgoglio, anche ferito, da chi, in amicizia si è sentito in diritto di dire: hai sbagliato, Non hai capito nulla della vita. Io al posto tuo … io, vedi, mi sono realizzato: con questa villa, con tanti soldi … Tu ?
Certo è orgoglio ferito anche vedere un tribunale che ti ruba un immobile da un milione di euro messo insieme “da Te” mandandolo all’asta e svendendolo … contravvenendo ad ogni Legge … per Poteri di Sistema contro cui Non puoi vincere …
Ecco io ho rappresentato in libertà quello che per me è il significato della parola orgoglio.
Ora – da qui a poco – è il vostro turno: il compito di andare a vedere “dove”, nella vostra vita, Vi siete sentiti orgogliosi per qualcosa; ” dove” avete visto, anche, quell’orgoglio messo in discussione: da voi stessi, da altri, “dove” ne avete raccolto ferite, ne avete raccolto migliori considerazioni per farvene una crescita, una conferma di autostima.
Qui ce lo possiamo dire.
Qui ancora una volta, in questo Salotto, ci possiamo raccontare; ci possiamo confrontare le esperienze; ci possiamo dire i significati validi per noi dentro le nostre esperienze. Le esperienze che abbiamo messo insieme.
Possiamo farcene una riflessione, un commento, un valore, un “valore aggiunto”.
Possiamo per esempio – ed infine – dire che siamo orgogliosi di essere qui a ” raccontarci ” e anche questa può essere la costituzione di un sentimento: L’esperienza di un sentimento che traduce, per ciascuno di noi, le parole “orgoglio di esserci” “orgoglio di essere dei pionieri” sulla via delle Palestre di Educazione Emozionale, orgoglio di essere dei Pionieri sulla via di questa EDUCAZIONE delle EMOZIONI e dei SENTIMENTI per la quale – senza l’esperienza corale messa a contributo – non saremmo qui a celebrare “in progress” il valore che sappiamo di doverci riconoscere.
Allora Orgoglio, In definitiva, per intendere un insieme di: soddisfazione, contentezza, consapevolezza, autostima … valori che inorgogliscono quando riconosciuti come coerentemente mantenuti, rispettati, perseguiti, raggiunti.
Ma anche l’orgoglio del coraggio per essere ciascuno di voi arrivato qui, in questo salotto, a mettersi in qualche modo in discussione…
… ad accettare umilmente di riconoscere che all’interno della propria vita e della propria storia siamo dovuti sopravvivere con un’esperienza ” FAI DA TE ” rispetto ad un MONDO EMOZIONALE che ci hanno insegnato a temere come un qualcosa di interferente, di fastidioso, di pericoloso per i nostri equilibri Vitali.
Pensatevi all’età di tre anni, di cinque anni, di nove anni, di 13 anni, 18 anni … e anche dopo !
Noi grazie alla nostra esperienza ( che battezzo sempre : “fai da te” ) siamo arrivati fin qui. Possiamo dichiararci orgogliosi di esserci riusciti e possiamo dichiarare il nostro ORGOGLIO per essere stati capaci di metterci umilmente in discussione … per saperci dire che abbiamo bisogno di “conoscere”, di dedicare attenzione, di dare nomi, di dare senso e significati … alle parole delle emozioni che proviamo, e poi ai sentimenti che con la mente, in qualche modo, commentiamo e riconosciamo e … “viviamo” : giacché la Vita è Emozione e Sentimento.
Per concludere orgogliosamente che abbiamo raggiunto una meta.
Quella di avere capito e di avere maturato consapevolezza che NON CI PUO’ ESSERE GESTIONE DELLE PROPRIE EMOZIONI E DEI PROPRI SENTIMENTI SE NON opportunamente spiegati, e didatticamente appresi, pedagogicamente condivisi … Senza adeguati momenti di natura didattica che possano fare delle emozioni e dei sentimenti l’oggetto di una MATERIA di STUDIO e di INSEGNAMENTO.
Noi non possiamo apprendere ed imparare a gestire gli oggetti di legno se non dopo avere appreso che cosa è il legno e quali sono i nomi dell’oggetto che si chiama sedia, dell’oggetto che si chiama tavolo, … quindi per GESTIRE tavoli e sedie: per dirci “prendi le sedie e mettile sotto il tavolo” oppure mettile “sopra” … il tavolo.
Possiamo GESTIRE se usiamo NOMI per indicare gli oggetti della nostra esperienza. ! !
Non possiamo gestire se ci “manca il nome”: e vale per uno sportello, con cui ho sbattuto la testa o vale per uno spigolo di un letto di legno, contro cui ho sbattuto il ginocchio.
lo posso raccontare, se conosco quei nomi, e quindi lo posso “gestire” questo racconto e questa esperienza.
Se qualcuno mi ha insegnato i nomi da dare, mi ha insegnato a mettere a confronto gli oggetti, per riconoscerne forma e funzione.
Tutto questo ci manca nel caso del mondo emozionale e ci manca anche nel caso del mondo immaginario: che impareremo piano piano ad approcciare, quando le emozioni sapremo meglio gestirle, a fronte del fatto che spesso l’Immaginario si presenta anche come censurabile e proibito .
Questi temi sono passaggi necessari da Tenere presente.
Sono consapevolezze di base.
Noi possiamo dare un nome alle emozioni e possiamo dire: “ho paura di perdere il treno” e se qualcuno mi interroga “che emozioni provi” possiamo dire “ho semplicemente paura” … Anziché dire “NIENTE”… perché nessuno mi ha insegnato ad associare all’affanno con cui mi rincorro e mi sbrigo (per non perdere il treno ) il nome dell’emozione ” paura ” .
Ma abbiamo imparato qui – o stiamo imparando – che ad una sensazione come il mal di testa – per il quale siamo pronti a dire “ho un fastidioso mal di testa” – corrisponde l’emozione ” fastidio ” Piuttosto che:
” NIENTE, Semplicemente devo prendere un’ Aspirina”.
Soltanto conoscendo le cose … dando un nome alle emozioni ed un nome ai sentimenti … possiamo gestire l’esperienza che ne facciamo.
Tutto quanto esposto ci consente di riflettere sui bisogni che ci vedono, nella vita di relazione, alle prese con gli Altri : che sono alle prese con le stesse incapacità ed impreparazione di fronte agli stati emozionali.
E tutto questo riguarda la assoluta totalità delle persone che abitano il mondo.
Ecco perché … Quando penso all’orgoglio … penso a questo salotto.
A quanta soddisfazione e a quanta Gioia, contentezza per avere realizzato un’esperienza così originale, così unica nel suo genere, così coraggiosamente e gratuitamente realizzata con la collaborazione di quanti hanno creduto che fosse possibile condividere un momento di parola, di significati di valore.
Condividere momenti dove la ricerca del significato delle parole e le esperienze della propria vita, della propria storia, dove … quei significati di quelle parole si potevano riconoscere come vissuti personali … per giungere a realizzare un lavoro di incredibile originalità pedagogica, per ciascuno e per tutti noi insieme – quasi classe – frutto di una ricerca, di uno studio che ci ha visto umilmente impegnati a costruire e condividere un nuovo sapere.
Come non sperimentare Orgoglio come sentimento positivo collegato a tutto questo?
Possiamo riconoscersi senza tema di smentita tutto il sentimento dell’Orgoglio per essere qui a condividere un’esperienza di conoscenza delle emozioni dei sentimenti : per farcene educazione, per farcene un traguardo storico, su una Disciplina, su una modalità di organizzare il sapere che è destinata a restare nella storia per il tramite di un libro che ho intenzione di intitolare:
“Per una Storia della Pedagogia delle Emozioni e dei Sentimenti “.
Un testo che raccoglierà tutti gli articoli come questo scritti nella sezione “Eventi e news ” sul sito emozionimission.it , di cui ogni volta abbiamo qui dato lettura.
Un Testo che, Se vorrete, col vostro permesso, indicherà anche ogni persona che ha portato il suo contributo a questo Salotto per essere così scritto nel libro della Storia.
Questa nostra storia che segna i primi passi di una
MISSION di ALFABETIZZAZIONE delle GENTI del MONDO
di cui personalmente – neanche a dirlo – Vi invito ad …
“andare … orgogliosi ” !
AD MAIORA ! !
🙏🙏🙏 ❗