Sentimenti In Salotto : L’ ANTIPATIA – lunedì 13 maggio – ore 21

 

“Antipatico” … ” mi sta antipatico “.

Quante volte nella nostra vita ci è capitato di dire in prima persona o di sentire queste espressioni quali commento di … Altri.

E poteva riguardare un avvocato, un medico, un cameriere, un autista, un personaggio visto in televisione, un giornalista, un politico e così via.

Ma anche un parente, un vicino di casa, un sacerdote, la maestra di nostro figlio …

L’ ANTIPATIA la potremmo definire l’ anticamera del rifiuto.

Ma: … Che cos’è che ci rende una cosa – o piuttosto una persona – antipatica.

Può essere un modo di presentarsi, un modo di fare, di essere … un modo di parlare, un modo di vestire.

Qualcosa Insomma che – a torto o a ragione – ci ricorda o comunque semplicemente ci colpisce in termini di esperienza non gradita, negativa.

Ricordo la mia nipotina – che in questi giorni compie 8 anni – quando, ancora quattro o cinque anni fa, si metteva a piangere o si andava a nascondere alla vista ed in presenza di mio genero ( l’uomo più buono del mondo ) magari forse perché aveva la barba. E chissà in futuro, di fronte a persone con la barba, “come” si troverà atteggiata,, questa nipotina, a realizzare un momento di provvisoria ( ? ) riserva o circospezione … 

Qualcosa da bambini ci ha fatto paura, disagio, impressione: E da allora quando qualcuno o qualcosa ci rimanda indietro nel tempo: anche senza renderci conto, senza saperlo, senza ricordare ( ma tuttavia è “indietro” nel tempo ) … quando qualcuno o qualcosa ci ” mettono in contatto”, a livello inconscio, con un evento, una situazione, un periodo, una persona con la quale abbiamo avuto un’esperienza negativa … Ecco potremmo dire, così, allora scatta ( ed è percepito consciamente ), un meccanismo di antipatia, di rifiuto, di dis-piacere, di non volere avere a che fare ( o tornare ad “avere a che fare”) con un Qualcosa di “vissuto” “male”, di vissuto in situazione “a pelle” … non gradita !

ED  E’  ANTIPATIA  ! !

Ed a volte la cosa può riguardare “un ambiente” :  tipo un negozio, un bar … quante volte ricordo persone amiche aver detto: non mi piace quel posto, cambiamo bar … ed alla stessa maniera ricordo anch’io quando, viaggiando molto ed entrando in un qualsiasi albergo, mi registravo energie che non mi disponevano con piacere a fruire del luogo e, se possibile, …  cambiavo pure.

Che cos’è, dunque, che ci fa ANTIPATIA, che ci fa vivere questo sentimento che – come dicevo – potrebbe certamente andare a braccetto con il RIFIUTO dal punto di vista emotivo e sentimentale.

Credo, al riguardo, potremmo dire semplicemente che qualcosa di cui facciamo esperienza  ci “colpisce” nell’attenzione e ci “associa” “dentro” – per analogia – un’esperienza vissuta in precedenza come negativa, un’esperienza che in precedenza ( il richiamo all’infanzia è d’obbligo ) certamente abbiamo vissuto male, con rifiuto, con preoccupazione, con ansia, con fastidio, con tutta una serie di emozioni – quindi – di natura negativa … questo Qualcosa ( che può essere un tono di voce, può essere un vestito, può essere un modo di comportarsi, può essere un modo di fare e – come dicevo sopra – può riguardare qualunque persona ci troviamo ad incontrare, o ci capita di vedere in televisione, o ci capita di cogliere in qualunque “media” recitare la propria parte ) … questo QUALCOSA all’improvviso è il contrario della simpatia, il contrario del gradimento … semplicemente è una parte che “non ci sta bene” e che se possibile evitiamo.

… e non c’è una ragione precisa.

Non c’è perché a volte non abbiamo una spiegazione razionale dalla nostra parte … salvo l’interpretazione della intuizione e dell’istinto.

A meno che non ci sia un precedente : Qualcuno che si è rifiutato di darci una mano in un momento di bisogno e ne avevamo chiesto fiduciosi l’aiuto … Qualcuno che ci ha coinvolto con la sua maleducazione e che per questo abbiamo “messo da parte” e non abbiamo certamente più intenzione di “averci a che fare” e che quindi evitiamo, se possibile, con cura o premura … e con ANTIPATIA.

Ma può anche capitare con qualcuno che semplicemente parla a voce alta, così da disturbare, in un qualunque ambiente dove l’educazione vorrebbe il silenzio o il tono di voce contenuto:  può essere in Chiesa, in un bar … può essere in una sala d’aspetto, può essere all’interno di un negozio, può essere in biblioteca … qualunque posto dove il bisogno di concentrazione o di riflessione o semplicemente di piacere chieda di non essere disturbato – o interferito – in ragione di regole del posto o del naturale    ( culturale ? )  BUON SENSO.

Tutta una possibile esperienza precedente, tutto questo, comportano un insieme di sensazioni a livello percettivo sensoriale, un insieme di reazioni psichiche a livello emozionale, che ci portano verso una situazione di disagio e verso una situazione di rifiuto che elaboriamo mentalmente e che allora ci porta a concludere: quel posto mi sta antipatico, quella persona mi sta antipatica, quella pratica, quell’insieme di cose da fare per obbligo di condivisione … mi stanno antipatiche.

E tutto questo “insieme di cose” ci ha portato ad un sentire che, divenuto mentale, si esprime in giudizio negativo, critico.

E da questo punto di vista inevitabile il passaggio al Rifiuto, al Sentimento dell’  ANTIPATIA. 

Ora mentre scrivevo mi venivo chiedendo: Chi nel mio presente, nel mio passato prossimo, ricordo con antipatia?

La prima persona che mi è venuta in mente è la segretaria dell’ambulatorio medico dove mi reco – per fortuna raramente – per avere assistenza ASL.

In più di una circostanza la persona ha avuto modo – con me – di comportarsi in maniera che mi è risultata … “antipatica”.

Mi sono chiesto: comportamento dovuto a suo problema nevrotico personale ?  stress da lavoro ?  … dovuto alla mia persona capace di far reagire in lei atteggiamenti di antipatia nei miei riguardi ? ( … potrebbero semplicemente starle antipatici tutti quelli che portano il cappello … ed io lo porto ).

Certamente la perentorietà del Richiamo: ” la mascherina! ” … In tempi recenti, quando il clima di pandemia è di paranoie varie imponevano anche per legittima difesa ( sic ) l’esigenza di controllare che i pazienti osservassero le regole ( dal mio punto di vista stupidamente prescritte …).

Dunque, ancora meglio: Paranoie dovute al fatto di essere io facilmente identificabile come NO_VAX dichiarato ? …

AI POSTERI L’ ARDUA SENTENZA …

( Per l’opportuno aggiornamento:

comunque “reciproca antipatia” in evoluzione positiva ).

Ma ora che ci penso (e per associazione) anche la cassiera del supermercato o “personale” qualunque – all’interno dello stesso – che, auto proclamatisi poliziotti della situazione, imponevano perentoriamente lo stesso tipo di richiamo “la mascherina ! ” (… tiri su la mascherina a coprire il naso !) e tu che non rinunciavi a respirare sentivi tutte le espressioni colorite (con cui spesso mandiamo qualcuno “a quel paese” ) urgere dentro di te per farsi parola restituita, offensiva … altro che ANTIPATIA … !

“L’occasione fa l’uomo ladro” diceva mia madre … E troppa gente nelle circostanze della pandemia si è fatta carico di autorevolezze ed autoritarismi ed interventismi a dir poco blasfemi !

Certamente e comunque … Qualunque sia il livello di definizione con cui ce lo siamo consegnato – quel periodo – nell’archivio della memoria, esso ha messo a dura prova la capacità di tolleranza dentro ciascuno ( da una parte e dall’altra … per non fare torto a nessuno ) e certamente ha contribuito ad alzare un livello irrinunciabile ( irrecuperabile ? ) di ANTIPATIA e di rifiuto.

Personalmente ho cambiato il bar che per anni ho frequentato per il caffè della mattina semplicemente perché in un certo giorno un comportamento a me indirizzato e da me valutato come maleducato ed intollerabile – sempre in merito a lock down e mascherine – da parte dei proprietari ha trasformato da un momento all’altro la migliore Simpatia in … irreversibile ( ? ) … 

… ANTIPATIA … !

È di casi analoghi presumo ognuno di noi potrebbe averne da raccontare.

Per altro è la vocazione istituzionale di questo Salotto.

Poterci confrontare e raccogliere qui il racconto di episodi, situazioni, ricordi … dove il Sentimento dell’Antipatia si è fatto “Storia” per noi, “Memoria” per noi ( conscia ed inconscia ).

Quindi poter cogliere l’opportunità – in questo incontro di salotto – di una conoscenza delle esperienze soggettive, storiche, con – attraverso il contributo dei presenti – la descrizione ordinata dei tempi e dei modi in cui ricorre quel sentimento nell’esperienza personale, riconducibile al significato che la parola ANTIPATIA riveste per ciascuno di noi. 

Un interrogativo si pone: che cos’è  ANTIPATIA  … PER  TE ?

Come gestir-LA ? 

Se LA conosci … LA ami   ? ?  ( …   FORSE ).

Se La riconosci e ti metti nelle condizioni di cogliere i particolari che fanno  “esperienza e ricordo” che l’altro ci pone davanti e che rinforza quindi, dentro di noi, una posizione di disagio e rifiuto … se riusciamo a collegare “che cosa” nell’altro ci rimanda a questa esperienza accumulata storica che fa antipatia … Allora tutto questo può circoscriversi a quel “tratto”, a quell’aspetto isolato e distinto … a cui è possibile ricondurre il coinvolgimento di tutta la persona … e consentire di potere, quindi, NON TANTO giudicare tutta la persona per farla TUTTA oggetto del nostro rifiuto o della nostra etichetta di antipatia QUANTO piuttosto ridurre “a quel particolare” il rifiuto dell’ antipatia.

Ed in qualche modo salvare la persona, salvare il rapporto, salvare l’esperienza della persona e del rapporto. Gestire in modo meno scomposto ed assoluto ma più composto e preparato l’intera energia del Sentimento.

Tutto questo, banalmente, se riportandoci le nostre esperienze di questa parola e di questo sentimento riusciamo a cogliere – in analogia – situazioni dinamiche interiormente memorizzate  che ci consentono di recuperare esperienze precedenti e guardarle alla luce di una nuova spiegazione e comprensione, con un recupero di significati legati ai “perché” ed alle loro risposte …

E da qui farcene un diverso modo, una diversa accoglienza, “la” “diversa tolleranza” e perché no, magari anche, una diversa trasformazione.

E quante volte potremo  dire ( forse c’è capitato ) che una persona antipatica all’improvviso – sciolte le riserve su certi tratti dell’esperienza  che ce la interpretavano così – l’abbiamo vista diventarci simpatica e qualche volta, magari … ce la siamo pure sposata.

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Entrare in contatto con il significato delle parole, con l’esperienza della parola (in questo caso la parola “antipatia”) ci consente di scandagliare, di recuperare – in un certo senso di analizzare – le situazioni della nostra vita dove il disagio ha provocato rifiuto … e farcene un recupero di senso, farcene una contestualizzazione storica … piuttosto che un modo ed una riserva capace di incidere ancora nel presente e nei comportamenti attuali facendoci subire – piuttosto che agire in libertà consapevole – un diverso modo, una diversa responsabilità di porsi di fronte alle situazioni.

Raccontandoci qui la propria esperienza, ci mettiamo nella condizione di confrontare i significati che personalmente ciascuno dà alla parola che individua questo sentimento.

Ci si consente, qui, di confrontare e riconoscersi nelle esperienze …

Ci consentiamo anche un diverso modo, in conclusione, di ritrovarci  atteggiati. E questo modo, questo cambiamento può anche auspicabilmente comportare una minore incidenza di fastidio e di rifiuto, una migliore capacità di “farcene una ragione” di ciò che ci è successo, e ci continua a succedere, in termini di emozioni e sentimenti.

E con questa ragione andare a modificare ciò che possiamo valutare utile … con conquistato senno di poi. 

 Anche perché è chiaro che tutto ciò che ci risulta negativo, se riusciamo a trasformarlo in alleggerimento e sollievo, ad affrancarlo dal ricatto di un subire che ci accompagna da sempre, diventa qualcosa di positivo.

In questo senso, nel Salotto, l’invito a raccontare la propria esperienza in modo da farcene ricchezza di conoscenza amplificata, atta a consentire una diversa capacità di gestione personale delle emozioni, dei sentimenti annessi e connessi, che siamo chiamati da sempre a gestire, nel perseguire realizzazione e mantenimento dell’equilibrio della propria persona.

Una gestione “FAI DA TE ” di cui non sempre ci ritroviamo soddisfatti e contenti, ma spesso sistematicamente consegnati ad energie negative che certamente non fanno il vantaggio della persona.

Ricordo con simpatia quando qui in salotto la carissima amica Isabella si presentò con un turbante alla …( personaggio politico che valuto non citare ). Se non fossimo accompagnati da un minimo di sentimenti di amicizia – ed in quella occasione fosse stata una illustre  sconosciuta –  vi lascio immaginare quanto mi sarebbe stata immediatamente cordialmente antipatica … in ragione di quel copricapo per me associato a gusti o scelte di altri di assoluta NON condivisione. …e vi lascio immaginare.

Ricordo anche – chi c’era lo può fare con me – di come io immediatamente rilevai e condivisi questa cosa che venivo osservando ed in quel modo liberai energia pronta ad esprimersi in direzione dell’antipatia … per farne un discorso di recupero di simpatia, alleggerendo e scherzando sul tipo di provocazione che avevo registrato, e di conseguenza elaborando e “gestendo” un aspetto emotivo e sentimentale annesso e connesso.

Ecco noi parliamo qui di queste cose.

Parliamo cioè di come sia possibile formarsi ad una ” capacità di gestire ” – quando si conosce e si riconosce il modo in cui funzioniamo a livello di tutte le energie personali – quelle sensazioni ed emozioni e sentimenti di cui fin da sempre facciamo esperienza.

Questa esperienza riveduta e corretta – trasformata in CONOSCENZA – ci mette ( banalmente ) nelle condizioni di poter fare uso della propria intelligenza in termini di automatica, facile, intuitiva messa in opera della capacità  – sopra richiamata – di potere gestire tutto il mondo emozionale della Persona …  ( nella sua declinazione percettivo sensoriale, reattivo psichica e sentimentale ).

GESTIONE delle EMOZIONI di cui tanto si parla in giro ( per ogni MEDIA e

WEB )   come OBIETTIVO IMPORTANTE da raggiungere per la Persona e

per la  . . .  FORMAZIONE  della  PERSONA. 

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Nel  merito

Noi   R E A L I Z Z I A M O   LA  NOSTRA   A L F A B E T I Z Z A Z I O N E 

. . . . . . . . . .

secondo     I L   N U O V O   M E T O D O    P E D A G O G I C O :   

                                             ” C L A U D I O    D I   N I C O L A “

. . . . . . . . . . .

E’   LA   NOSTRA       M I S S I O N     !   !

 

A D     M A I O R A   !   !

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