Abbiamo sentito dire: “rimpiango gli anni della mia giovinezza, della mia adolescenza” come un tempo “bello” per come vissuto ma che non torna più.
Oppure, ancora: “rimpiango i tempi in cui l’euro non c’era” … volendo significare un tempo dove si godeva di una migliore tranquillità economica a confronto.
Sono modi di dire che ci mettono in contatto “dentro” con la “parola”, con il Sentimento del RIMPIANTO.
Più propriamente questo sentimento dovrebbe avere a che vedere con un qualcosa che la persona avrebbe voluto fare diversamente … e non l’ha fatto, o realizzare diversamente … e diversamente non ha realizzato, … o semplicemente non ha fatto … “affatto”, con il seguito di attese frustrate, aspettative non soddisfatte.
Rimpiango di non avere investito in criptovalute, in Bitcoin. Rimpiango di non essermi sposato ed oggi mi sento solo. Rimpiango di avere deciso di non avere un figlio ed ora, col senno di poi, reputo di avere sbagliato, o valutato male.
Se potessi tornare indietro.
Tante sono state – forse – per noi le circostanze in cui abbiamo riflettuto sulla nostra storia e che ci hanno fatto scoprire un atteggiamento, un sentimento di rimpianto che poi chiamiamo anche dispiacere, frustrazione o impotenza, o semplicemente insoddisfazione causa desiderio di una realtà diversa: frutto di decisioni diverse da quelle storicamente prese ( o semplice conseguenza di decisioni mancate ).
Quale che sia la realtà di ciascuno … Certamente va detto che ci è capitato di fermarci a riflettere su ricordi, su periodi, su tempi dove il vissuto … se potessimo ritornare indietro … “l’avremmo mandata diversamente” … così come la critica del presente – ed anche l’umore connesso – vorrebbero.
E’ il tempo del Rimpianto ?
( Ho fatto o feci una cosa di cui poi mi sono pentito e non me la perdono ? … Ma questo è Rimorso: è un altro discorso.
( Distingueremo un Rimpianto da un Rimorso:
Il Rimorso è per un’azione fatta della quale ci rimproveriamo l’averla fatta.
Rimpianto è per un’azione che avremmo dovuto/potuto fare per conseguirne un frutto valutato positivo allora come ora … e ci è sfuggito l’attimo, la decisione necessaria, l’adesione … per orientamento ad altro, per distrazione )
Non ho fatto ( o non Feci ) una cosa che poi, col senno di poi, mi dissi e mi dico avrei dovuto avere il coraggio di fare. Quello è il rimpianto.
Rimpiango di non aver fatto … Allora … ( da scapolo, da giovane … nel passato ).
Rimpiango di non avere studiato o semplicemente di non aver proseguito i miei studi ché oggi mi troverei a potere svolgere un lavoro con più soddisfazione economica, con più indipendenza esistenziale …
Rimpiango la donna o l’uomo che ho amato e che non ebbi il coraggio di sposare o semplicemente rimpiango i tempi in cui con la donna amata, e sposata, la mia intesa era migliore e diversa da come magari al presente la vivo a confronto.
Non sono mosso a rimprovero verso me stesso: semplicemente realizzo un confronto con ciò che è stato e ciò che avrebbe potuto essere a seguito di una decisione diversa, mancata, di un’opportunità non ritenuta degna di considerazione ..
——————————————————————————————-
Allora rimpianto è quando uno ad un certo punto della tua vita – può essere a vent’anni, può essere 40, può essere di più – ti accorgi di essere in contatto con un pensiero, con un ricordo … ed all’improvviso su quel pensiero, su quel ricordo ti ritrovi a meditare.
Una cosa che avrei voluto fare e non ho potuto, oppure che avrei potuto fare ma non ho voluto … per ubbidire a qualcosa o a qualcun altro che – magari per Legge o condizionamento equivalente – mi ha costretto alla complicità del ricatto.
Penso qui alle tante situazioni favorite dalla recente pandemia : vaccino, tampone obbligatorio, lock down ecc. ( multe ai no-vax ultrasessantenni … sic )
Mi interrogo allora e mi chiedo: “che cosa” …, “Quando”, nella mia vita, avrei desiderato, voluto fare qualcosa, prendere una decisione … e non mi è riuscito di farlo ?
Magari per qualche fatica o difficoltà d’ambiente: legata al potere di agire – che non ho saputo leggere o capire – legata alla paura o qualche altra emozione che mi ha di fatto condizionato al punto da non far agire la parte che dentro di me chiedeva di essere ascoltata.
Per una madre il rimpianto potrebbe essere quando, ripensando ai tempi dell’educazione che doveva dare ad un figlio, rimpiange oggi non avere dato regole meno permissive ovvero più rigide, uno schiaffo utile a stare zitto ed ubbidire, una disciplina qualunque altra, ma “diversa”, che riflettesse nel comportamento presente un risultato pedagogico di “promozione”… col senno di poi.
Ora: Se ad una persona che si interrogasse sulla sua vita e sulla sua storia chiedessimo: che cosa rimpiangi?
Quali potrebbero essere le risposte.
Una madre potrebbe rispondere: avrei voluto dare un’educazione diversa a mio figlio. Avrei dovuto essere meno indulgente, valutare che cosa era meglio per lui e non per me, fare un po’ di fatica in più per sentirmi comunque gratificata da un suo piacere ( che era anche il mio ), per non raccogliere alla distanza il dispiacere per un comportamento non desiderabile ( psicolabilità, tossicodipendenze, ludopatie, vittimismo, complessi vari … ) a livello di relazioni sociali.
Il dispiacere per come lui – mio figlio – si è ritrovato vittima di seduzioni e di piaceri che non gli hanno consentito di mettere avanti anche il dovere ( magari per mancanza di “forze” conseguente a carenza di più positivi modelli di identificazione ) per potersi “realizzare” negli Studi, nel lavoro … con un pizzico di spirito di sacrificio che magari oggi scopro che non ha … ed è un “insuccesso” per lui nella vita.
Un padre potrebbe dire: avrei voluto essere più presente per mio figlio nel rapporto tra lui e la madre che lo ha viziato … e forse avrei potuto fare in modo che cadesse meno preda poi – successivamente nella vita – dei vizi che oggi ha e che gli comportano anche attentati alla salute … come il fumo, come il mangiare, grande e grosso e grasso com’è, obeso com’è !
Un figlio potrebbe dire: avrei voluto avere due genitori diversi … che non stessero sempre a litigare – con ricadute di malumori nelle relazioni familiari: con mia madre da una parte, con mio padre dall’altra – ed inquinare quindi l’aria che si respirava colorandola di insoddisfazione e delusione … di musi lunghi e di tristezze, piuttosto che di sorriso e di calore e di amore e magari, perché no, di momenti di gioia e di felicità.
Un altro figlio potrebbe dire: avrei voluto che i miei genitori si fossero separati e divorziati per poter vivere con loro, anche separatamente, una vita più piena, più ricca di comunicazione, più gratificante nel mio rapporto con l’una e con l’altro, cosa che non si poteva dare in una relazione d’ambiente “forzata” a tre.
Un altro figlio ancora potrebbe dire, però: Io ho provato il dispiacere di vedere progressivamente separate le persone che avevo imparato ad amare “unite insieme”… e questo ha colorato di sfiducia i miei sentimenti, la mia filosofia di vita, il mio ottimismo. Oggi mi scopro pessimista perché ho appreso che i modelli nei quali mi sono identificato (ritrovato a copiare comportamenti) non sono stati appaganti per me.
La riflessione Allora è : ma Tu Rimpiangi qualcosa di una realtà che non hai potuto vivere e che avresti desiderato ?
Rimpiangi, in parole povere, il desiderio di una realtà diversa ( magari scoperta nei films ) ?
O … – Se potessi riflettere Meglio – rimpiangi di esserti atteggiato – nella realtà che invero vivevi – in un modo che non ti ha portato soddisfazione, che non ti ha portato ad un comportamento utile per te – e forse utile anche verso l’esterno – atto a costruire qualcosa di diverso … qualcosa da non subire, ma da agire costruttivamente ?
E potremmo aggiungerne di riflessioni ! !
La prima che mi viene in mente è che il rimpianto – come il rimorso – segnala un momento di consapevolezza della persona e – nel caso – la mia è quella di chi dice: se riuscissi a non avere rimorsi e non avere rimpianti , probabilmente Sarei nel giusto nel vero e nel bello e mi sentirei equilibrato, mi sentirei soddisfatto, mi sentirei fiducioso.
Bello ! … E se riflettessimo insieme per dire: non è mai troppo tardi?
Ecco.
Siamo qui per capire se può essere valido il discorso o la affermazione “non è mai troppo tardi “.
Perché certissimamente, l’Io della persona, nel momento in cui: fatti i conti con il proprio passato – e fatta matura riflessione su quanto, agli atti della sua vita e della sua storia, “torna o non torna” – può in qualche modo farsene tesoro … e valutare come e perché in un prossimo futuro, a partire da subito, può essere utile valutare se poi : nel decidere una cosa da fare o da non fare, quale possa essere il ritorno in termini di rimpianto.
Provare allora a decidere per quella cosa che eliminerebbe al tempo stesso il rimpianto. Quale di queste azioni “da fare o da non fare” Potrebbe comportare un rimorso, uno scrupolo, un qualcosa di dubbio valore per me ?…. Ed allora lì … ancora “valutare bene”… per non rimproverarsi nulla, Un dopodomani.
Personalmente penso che non potremmo fare di più, ciascuno per sé.
Ma “qui” possiamo fare qualcosa di più …ciascuno per noi.
Possiamo portare un contributo di riflessione sull’argomento per farcene un tesoro di conoscenza delle esperienze. Esperienze che sono così personali, così soggettive, così riservate che noi non avremmo mai potuto leggere da alcuna parte su eventuali libri di testo, se non nel racconto che qui ciascuno può fare di sé.
” Dove ” Tu, dunque, hai potuto fotografare nella tua vita una posizione che poi ha seminato e raccolto, ad oggi, rimpianto … e che quindi rimpiangi.
Questo racconto diventa importante, diventa costruttivo di un insieme di dati che sono esperienze personali, che fanno una Conoscenza “somma” di queste esperienze, che ci consentono quindi di convergere su una regola, su un principio, su un riconoscimento di Valore.
Proviamoci insieme ! … e come sempre facciamo in modo che questo “modo di raccontarci” possa essere un seme che domani cresca in pianta e frutti .
Pianta e Frutti che sul mondo emozionale – che abbiamo sempre subito e che ha interferito nella nostra vita circa le decisioni prese – che può avere comportato a volte più rimpianti che rimorsi … facciamo in modo che tutto questo diventi un SAPERE CONDIVISO da portare a CONOSCENZA tra i più, da portare a farlo diventare una DISCIPLINA che si chiami
EDUCAZIONE delle EMOZIONI
EDUCAZIONE dei SENTIMENTI
basata sulla “conoscenza di queste esperienze emotive e sentimentali” strutturate in un ordine tale per cui il “Modo” che ne risulti possa assurgere a MODELLO ed essere chiamato TALE, ciascuno scegliendosene le sfaccettature a lui consone e ciascuno capace di farsene un qualcosa di “più provveduto” … di “meno” : FAI DA TE !
… PER REALIZZARE L’INTELLIGENZA del CUORE ! !
A D M A I O R A ! !